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Taranto – In questi giorni Mbda, il gruppo internazionale partecipato al 37,5% da Airbus Group al 37,5% da Bae Systems e al 25% da Finmeccanica ha ricevuto una RFP da parte della Marina Militare per equipaggiare le nuove navi polivalenti previste dalla cosiddetta “legge navale”, non ancora finanziata dal Parlamento, con nuovi sistemi antimissile, in grado di fronteggiare i mutati scenari. Nel caso in cui i fondi saranno sufficienti, a beneficiare di questo progetto saranno in primis, oltre all’azienda missilistica, Selex ES, che assieme alla seconda sarà coinvolta da questo tipo di requisito  della Forza Armata. Dal punto di vista della munizione, protagonista di questo tipo di evoluzione sarà la famiglia di missili Aster. Già attivo con Esercito e Marina, rispettivamente con il sistema antiaereo Samp-T e con il Paams installato sulla classe Orizzonte, l’Aster 30, su cui entrambi i sistemi sono basati, è già in grado di contrastare minacce balistiche di corto raggio e si sta preprando al futuro con l’Aster Block 1 e, guardando ancora più in la, con l’Aster Block 1 NT.
 
“La nostra roadmap – ha spiegato ad Airpress Tancredi Serafini, responsabile sistemi missilistici navali di Mbda – prevede l’adozione del blocco 1 anche nei sistemi navali. Per permetterne l’uso, dovranno essere applicate delle evoluzioni ai sensori di bordo, oggi presenti sulle navi della classe Orizzonte e sulle Fremm, mentre saranno subito disponibili sulle nuove unità navali che la Marina Militare italiana sta lanciando”. Il discorso non vale per il Cavour, che ha una filosofia basata sull’autodifesa. In caso di attacco balistico infatti la difesa della portaerei sarà infatti assunta da un’altra unità navale della Squadra, ovvero una classe Orizzonte o una Fremm, dotata di queste evoluzioni. “Muoversi dall’ambiente terrestre – dice Serafini – a quello navale è abbastanza semplice, non è costoso ed è veloce. Il blocco 1 infatti già esiste, funziona e ha già sparato 3 volte con successo contro un target balistico. Adesso lo dobbiamo calare nel suo nuovo contesto”.
 
Sulla parte navale il primo passo sarà dunque rappresentato dall’evoluzione dei sensori. “Se volgiamo dare una capacità di long range alla classe Orizzonte, quindi di identificazione della detezione della minaccia a lunga distanza, bisogna cambiare il long range radar, prodotto da Thales Olanda, che dovrà avere 2 tipi di evoluzioni: una di tipo software e una di tipo hardware, che consiste semplicemente nell’incrementare la sua potenza, aggiungendo un nuovo processore del segnale capace di gestire tracce più veloci e sottoposte a decelerazione non lineare (quando i missili rientrano in atmosfera la loro velocità cresce non linearmente, ndr).  Per quanto riguarda invece il multifunctional radar, che nell’Orizzonte è l’Empar,  si tratterà invece per arrivare all’evoluzione  di  blocco 1 di fare cambi di software, dal momento che quel tipo di radar è già capace di gestire una minaccia balistica. In particolare si tratterà di cambiare le forme d’onda, attivandone di nuove e poi di gestire il tracciamento dei bersagli”. Il Block 1 NT, avrà un diverso seeker, più performante, e potrà intercettare missili con una traiettoria fino a 1.500 chilometri. A proposito di questo programma, Mbda Italia spera di raggiungere un accordo con la Francia entro la fine del 2014 e di arrivare ad avere un prodotto pronto per il mercato nel 2020, se il progetto dovesse, come auspicato dall’azienda, essere formalmente lanciato nel 2015.