Tutti e 28 i Paesi membri dell’Unione europea sono concordi sulla necessità di andare avanti nel processo di integrazione, ma scegliere la strada da percorrere resta ancora difficile. È quanto emerge dall’incontro informale tra i ministri delle difesa dell’Ue che si è tenuto ieri a Bratislava presieduto dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Federica Mogherini. “Non c’è stata unità di tutti i paesi, ma ho notato passi avanti su questioni sulle quali fino a poco tempo fa non c’era alcun consenso”, ha dichiarato il ministro della difesa Roberta Pinotti a margine dell’incontro. Tre sono stati i punti su cui i 28 hanno raggiunto un’intesa: l’implementazione della Global Strategy con il ricorso a strumenti già previsti dai trattati per integrare la difesa, il coordinamento con l’European defence action plan (specialmente per quanto riguarda il supporto industriale in ricerca e tecnologie), l’alleanza con la Nato.
Per quanto riguarda il primo punto, a fine giugno la Mogherini aveva presentato la tanto attesa Global Strategy per la politica estera dell’Unione. L’implementazione della stessa passa per l’utilizzo di “alcune opzioni previste dai trattati che non abbiamo ancora attivato”, ha spiegato l’Alto rappresentante. “Si tratta di usare – ha aggiunto – ciò che già esiste nei trattati per il bene della sicurezza dei cittadini europei e per il bene dei nostri partner”. Il riferimento è alla cooperazione strutturata permanente, prevista dall’articolo 46 del Trattato sull’Unione europea, ipotesi sostenuta anche dal nostro Paese. L’incontro di inizio settembre tra il ministro Pinotti e i colleghi francese e tedesca, Jean-Yves Le Drian e Ursula von der Leyen, sembrava aver disegnato proprio questa direzione, con la presentazione della proposta italiana. L’ottimismo di quell’incontro era però stato spazzato via dalla separazione che sempre a Bratislava si era consumata tra il premier Matteo Renzi e l’asse franco-tedesco di Angela Merkel e Francois Hollande con due diverse conferenze stampa e più di qualche punzecchiatura. Il vertice di ieri sembra tuttavia, quanto meno sul tema della difesa, aver riportato un certo grado di accordo tra i tre Paesi. “La loro proposta, visto che il nostro paper ha molti punti armonizzabili con il loro documento, è stata quella di lavorare subito a tre per poi aggregare altri”, ha detto la Pinotti. Resta più difficile la creazione di battlegroup multinazionali o di un quartier generale comune a Bruxelles, altri punti del piano della Mogherini per la difesa comune. In questo senso è arrivata la forte opposizione del ministro britannico Fallon che ha affermato: “ci opponiamo a qualsiasi ipotesi di esercito europeo”.
Il secondo punto riguarda “il lavoro che stiamo facendo insieme alla Commissione europea sull’European defence action plan, il quale guarderà in particolare al sostegno della base industriale in Europa, esaminando la ricerca, la tecnologia e tutti gli incentivi che la Commissione per le sue competenze può mettere in atto per sostenere il rafforzamento della cooperazione in tema di difesa europea”, ha spiegato la Mogherini. E per la Pinotti è “un’importante novità rispetto al passato il fatto che si parli di risorse europee per la difesa”.
Infine, i 28 ministri hanno concordato sulla necessità di sviluppare la Dichiarazione condivisa Ue-Nato siglata a Varsavia lo scorso luglio. Lo stesso segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg si è aggiunto ai ministri dell’Ue per discutere su questo punto. “Non c’è alcuna contraddizione tra una difesa europea forte e una Nato forte”, ha detto Stoltenberg. “Una difesa europea più forte renderà la Nato più forte”, ha aggiunto la Mogherini. Tuttavia, “è importante evitare duplicazioni – ha proseguito Stoltenberg – e assicurare che il dialogo tra le due organizzazioni sia trasparente e aperto”. Tra le righe si leggono le due contrastanti esigenze che contraddistinguono da sempre l’opinione che la Nato (e gli Stati Uniti) mantengono circa l’ipotesi di una difesa comune del Vecchio continente: la necessità di un’Europa più forte ma non più autonoma.
In ogni caso, nonostante i passi falsi delle scorse settimane, il progetto europeista prosegue. Dopo il fallimento del 1954, l’idea di una difesa comune è tornata prepotentemente protagonista nel dibattito europeo. Il valore del piano della Mogherini è per lo più politico. Con il tema della difesa, l’Ue cerca di risolvere la crisi di un immagine logorata da anni di austerity inefficace, dall’emersione dei populismi nazionalisti e dal colpo decisivo inflitto dalla Brexit. Senza la Gran Bretagna, il successo di questo progetto dipende in gran parte dall’intesa che Italia, Francia e Germania riusciranno a costruire.