Moretti, in Europa serve una strategia chiara per la difesa

Di Stefano Pioppi

Sulla difesa europea, finalmente fatti concreti. Lo ha detto l’amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica Mauro Moretti intervenuto con una lectio magistralis alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 del Centro alti studi per la Difesa (Casd). Il riferimento è al Piano di implementazione su sicurezza e difesa che lunedì scorso è stato approvato dal Consiglio congiunto dei ministri esteri e difesa dell’Unione europea. “Ci sono finalmente indicazioni puntuali e definizioni di compiti e priorità”, ha detto Moretti.

L’ad di Leonardo si è rivolto direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto alla cerimonia a Palazzo Salviati a Roma insieme al ministro della Difesa Roberta Pinotti e al capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano. “Si è aperta una stagione nuova per la difesa europea”, ha detto Moretti. “La stessa Unione è diversa da quella che conoscevamo solo qualche anno fa”. Tale cambiamento si deve al complesso contesto di minacce che il Vecchio continente si trova ad affrontare: “le crisi ai confini si stanno complicando, mentre il terrorismo internazionale sta cambiando il paradigma di difesa richiedendo un nuovo livello di coordinamento dei servizi di intelligence e nella ricerca di nuove tecnologie”. In questo già difficile contesto, “il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione europea aprendo scenari nuovi e incerti, mentre la Germania ha ritrovato un protagonismo proattivo per la riconquista di un ruolo adeguato nella sicurezza e difesa europea”, ha spiegato l’ad di Leonardo. Da ultime, solo in ordine cronologico, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. I risultati del voto americano, secondo Moretti, “devono responsabilizzare ulteriormente l’Europa, anche nei rapporti transatlantici e sul ruolo della Nato”.

In risposta a un quadro che non alimenta di certo l’ottimismo, il Piano di implementazione proposto dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Federica Mogherini appare “una giusta risposta verso il consolidamento politico dell’Unione europea”. Nello specifico, il documento approvato a Bruxelles, offre indicazioni più chiare su tre aree che Moretti riassume così: “Rispondere alle crisi ai confini esterni, lavorare con i partner per costruire la loro sicurezza e capacità militare, proteggere l’Unione e i suoi cittadini”. Per queste ambizioni, il Piano “predispone misure concrete – ha proseguito Moretti -, tra cui l’invito a cominciare a impiegare operativamente in missioni fuori area i battlegroup, unità ad alta prontezza e capacità che mai fino ad ora sono stati impiegate sul campo”.

Certo, per tali misure sono necessari finanziamenti stabili, tema particolarmente caro a Moretti. “La Preparatory action disporrà di budget significativo, ancora forse insufficiente, tra i 75 e i 100 milioni di euro da investire in attività di ricerca specificamente per sicurezza e difesa nel triennio 2017-2019″. Tali fondi, ha aggiunto l’ad, servono “a identificare programmi europei in vista del ben più ambizioso European Defence Research Programme che, nel contesto del prossimo piano pluriennale dell’Unione, dovrà mettere a disposizione un budget nell’ordine di diversi miliardi di euro”. La speranza è che la frattura consumatasi sul piano economico, e concretizzatasi con la riserva italiana alla revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione, non si estenda al settore della difesa. Per ora sembra che il rischio sia basso, anche perché l’incertezza generata dalle presidenziali americane sembra aver dissolto la reticenza di membri tradizionalmente più ostili all’integrazione della difesa, soprattutto Regno Unito e membri orientali. Il veto italiano potrebbe così non inficiare un percorso lento ma che sta dando ora i suoi risultati più apprezzabili grazie, anche e soprattutto, alla “spinta europeista dell’Italia” che il ministro Pinotti ha tenuto a ricordare proprio nel corso della cerimonia.

La riorganizzazione e integrazione della difesa europea dovrà però fare i conti, ha spiegato Moretti, con due debolezze sistemiche: “L’eccessiva frammentazione di piattaforme e sistemi, e la mancanza di una strategia chiara e condivisa a livello tecnologico”. Il tutto, “nella cibernetizzazione che dissolve la tradizionale divisione tra sicurezza interna ed esterna sia su scala nazionale che, soprattutto, europea”. Per poter contribuire, il comparto industriale chiede da tempo una precisa definizione strategica di obiettivi, settori da sviluppare e soprattutto investimenti di lungo periodo. “All’industria – ha chiarito Moretti – serve un riferimento chiaro e di lungo respiro”. Ciò, non solo per permettere al Paese di “rimanere tra i primi membri della Nato per capacità di difesa e di mantenere competitività, ma anche per poter entrare nell’auspicato processo di integrazione europea in una condizione di stabilità con una strategia ben definita”. Altrimenti, ha concluso Moretti, si corre il rischio “di continuare a dover reagire alle mosse degli altri attori che sono supportati dai rispettivi governi”.