Ministeriale Nato: il debutto di Mattis e l’hub di Napoli

Di Stefano Pioppi

Se non spenderete di più, gli Stati Uniti ridurranno l’impegno nella Nato. È questo l’avvertimento con cui il nuovo segretario alla Difesa Usa James Mattis si è presentato ai propri colleghi riuniti a Bruxelles per la ministeriale dell’Alleanza atlantica. Dai 28 ministri è comunque arrivato il via libera all’hub di Napoli, una spinta al potenziamento della presenza nel Mar Nero e un generale riorientamento strategico verso il sud.

Il debutto di Mattis
I riflettori erano tutti puntati sul neo capo del Pentagono, il generale in pensione del Corpo dei Marines James Mattis, al debutto tra i colleghi europei. “L’alleanza rimane un fondamento essenziale per gli Stati Uniti e per tutta la comunità transatlantica”, ha esordito Mattis per non lasciare dubbi circa la propria convinzione sulla validità della Nato. “Il presidente Donald Trump supporta con forza l’alleanza”, ha aggiunto. Certo, come prevedibile, non è mancato il richiamo a una più equa ripartizione degli oneri. “L’America assolverà le proprie responsabilità, ma se le vostre nazioni non vogliono vederla moderare il proprio impegno in questa alleanza, ognuna delle vostre capitali deve mostrare sostegno alla nostra difesa comune”, ha avvertito Mattis. La frase, che a molti è sembrata una velata minaccia, è stata definita dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg un”fair message”, un messaggio giusto perché, effettivamente, la distribuzione della spesa per la Difesa tra i vari alleati appare sproporzionata. Se ad esempio, secondo i dati Nato, gli Stati Uniti spendono il 3,61% del Pil per la Difesa, l’Italia ne spende l’1,11 e la Germania l’1,19%. Sono molti i Paesi che restano lontani dalla quota del 2% decisa dal Summit in Galles del 2014. “Si tratta di una giusta richiesta che tutti coloro che beneficiano della migliore difesa al mondo portino la loro quota proporzionale del costo necessario a difendere la libertà”, ha detto ancora Mattis. “Gli americani non possono preoccuparsi della futura sicurezza dei vostri figli più di quanto facciate voi”, ha aggiunto rivolgendosi agli omologhi europei.

La Nato e la Russia
Insieme alla richiesta di una più equa ripartizione degli oneri, Mattis ha portato con sè anche rassicurazioni sul ruolo che gli Stati Uniti intendono avere nella Nato e sulla politica da adottare nei confronti di Mosca. Nessun abbandono del fronte orientale, né cedimento incondizionato alle richieste di Putin. Piuttosto Mattis è sembrato interprete di un rinnovato realismo, scevro però dall’incondizionata opposizione alla Russia. Difatti, secondo il nuovo numero uno del Pentagono, è essenziale a “contrastare l’estremismo islamico, bloccare gli sforzi russi tesi all’indebolimento delle democrazie e rispondere a una Cina più assertiva”. La Russia resta dunque tra le minacce alla sicurezza transatlantica. “Bilanciare collaborazione e confronto è certamente una sgradevole equazione strategica”, ha detto Mattis. In ogni caso, “rimaniamo aperti alle opportunità di restaurare una relazione cooperativa con Mosca, ma allo stesso tempo restiamo realisti nelle nostre aspettative, e assicuriamo ai nostri diplomatici di negoziare da una posizione di forza”. Ciò significa che “non siamo disposti ad abbandonare i valori di questa alleanza, né a lasciare che la Russia, attraverso le sue azioni, sia più eloquente di chiunque in questa stanza”.

I progetti per il fianco orientale
Restano dunque assolutamente invariate le missioni dirette al fianco orientale dell’Alleanza. “Gli Stati Uniti, nell’ambito dell’operazione US Atlantic Resolve, stanno spostando unità corazzate nei Paesi baltici, in Polonia, Romania e Bulgaria, per sostenere e integrare l’impegno Nato a favore della deterrenza”, ha ricordato Mattis. Difatti, i ministri riuniti a Bruxelles hanno “ricevuto un aggiornamento sul dispiegamento delle nuove forze di deterrenza in Estonia, Lituania e Polonia”, ha detto Stoltenberg. “Le truppe sono iniziate ad arrivare; ci aspettiamo che i quattro battle group multinazionali siano pienamente operativi entro giugno”, ha aggiunto il segretario generale. Circa la presenza nel Mar Nero, i 28 hanno deciso di potenziare la postura regionale, per ora consistente in una brigata framework multinazionale in Romania. “Otto alleati si sono impegnati a fornire personale alla brigata, e cinque a fornire le forze terrestri e aeree per addestramento e air policing“. Su questa base, “oggi, abbiamo concordato su due misure marittime aggiuntive: una maggiore presenza navale Nato nel Mar Nero per addestramento avanzato, esercitazioni e consapevolezza situazionale; e una funzione di coordinamento marittimo per le nostre forze navali permanenti quando si opera con altre forze alleate nella regione”, ha aggiunto Stoltenberg al margine della sessione odierna del vertice.

L’hub per il sud a Napoli
Non c’è però solo la Russia tra le priorità dell’Alleanza atlantica. I ministri hanno infatti approvato la creazione di quello che è già stato definito “l’hub per il sud”. Il Centro, come previsto, verrà collocato all’interno del Joint Force Command di Napoli. “Sarà un punto focale per aumentare la nostra comprensione delle minacce che scaturiscono dalla regione e la capacità di affrontarle”, ha spiegato ieri il segretario generale Jens Stoltenberg. “Ci aspettiamo che saranno impiegate circa cento persone presso l’hub, per valutare le potenziali minacce e coinvolgere le organizzazioni e le nazioni partner”, ha aggiunto. “Il centro di Napoli sarà una pietra angolare, un elemento importante in ciò che chiamerei uno sforzo teso a stimare, coordinare e capire gli sviluppi della regione mediorientale e nord africana, compresi di certo gli sviluppi in Libia”.

Una nuova proiezione
Rispetto ad anni in cui la proiezione esterna dell’Alleanza atlantica è sembrata fossilizzarsi sull’ipotesi di una nuova Guerra fredda con il nemico che proviene da est, i ministri della Difesa sembrano aver (finalmente) indicato una nuova direzione. Già lo scorso luglio, al Summit di Varsavia, era stata data maggiore attenzione al fronte sud. La nuova amministrazione americana è intervenuta accelerando ciò che gli alleati meridionali, Italia su tutti, chiedevano da tempo: una correzione dell’azione Nato verso le minacce provenienti dalla regione Mena (Medio Oriente e Nord Africa). Sebbene permanga lo sforzo ad est, l’Alleanza sembra caricarsi di una maggiore consapevolezza della rilevanza del fianco meridionale e ciò si sta traducendo in misure concrete. Proprio per questo, “l’hub è solo una parte del Framework per il sud della Nato”, ha riconosciuto Stoltenberg. Infatti, “abbiamo discusso anche di Joint Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (Jisr)”. Si tratta, ha spiegato il segretario generale, di “un elemento chiave per la capacità di anticipare e prevenire le crisi: mettere insieme i dati derivanti da risorse Nato, come aerei Awacs, e da asset nazionali su terra, aria, mare e spazio”. In tale prospettiva, “presto, i droni Nato dedicati alla sorveglianza e basati in Sicilia contribuiranno a questo piano più grande, supportandoci nel prendere decisioni veloci e informate”.

La richiesta libica
Intanto, dalla Libia è giunta la richiesta che la Nato si attendeva e sulla base delle quale potrà intervenire a supporto del Governo di accordo nazionale (Gna) del premier designato Sarraj. “La scorsa notte ho ricevuto richiesta formale dal primo ministro libico Fayez al Sarraj per supporto e consigli nel campo dell’institution building per difesa e sicurezza”, ha detto oggi Stoltenberg. “Al Summit di Varsavia gli alleati hanno concordato sul fornire alla Libia supporto se richiesto dal Gna; tale richiesta è stata ora ricevuta e il Consiglio Nord Atlantico discuterà di come darle seguito il prima possibile”.

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