Unione europea e Nato fanno fronte comune contro le minacce contemporanee e l’incertezza generata dall’elezione di Donald Trump. Nel corso della riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica, svoltasi nei giorni scorsi a Bruxelles, il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea Federica Mogherini hanno presentato le 42 proposte concrete su cui le due organizzazioni intendono costruire “una nuova era di cooperazione”. Le proposte si inseriscono nelle sette aree definite dalla Joint Declaration siglata a luglio, nel corso del Summit Nato di Varsavia: risposta alle minacce ibride, sicurezza marittima, cyber-security, capability, industria e ricerca, ed esercitazioni. Per ognuna delle sette aree sono state identificate alcune possibili forme di cooperazione specifica, esplicitate nel documento approvato dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue e dai ministri degli Esteri della Nato (gli stessi per 22 Paesi che possiedono entrambe le membership). “Questo è solo l’inizio. Da domani entriamo nella fase di implementazione”, ha assicurato la Mogherini.
Il contrasto alle minacce ibride
Tra le 42 proposte si parla molto di contrasto alle minacce ibride. Nel 2017 verrà istituito un European Centre for Countering Hybrid Threats; si tratta di un centro di coordinamento che dovrà gestire le “misure concrete che saranno realizzate entro maggio 2017 per rafforzare la condivisione staff-to-staff di informazioni critiche tra l’Eu Hybrid Fusion Cell e la controparte Nato, incluso lo scambio di analisi di potenziali minacce ibride”, si legge nel documento. Saranno le esercitazioni (Parallel and coordinated exercises – Pace) a consolidare tale cooperazione, attraverso progetti pilota da realizzarsi nel 2017 e 2018. La Nato guiderà il Crisis Management Exercise 2017 (CMX 17) mentre all’Ue spetterà il coordinamento del Multi-Layer Crisis Management Exercise 2018 (ML 18).
Cooperazione nel Mediterraneo
Confermata poi la cooperazione, per cui il nostro Paese ha tanto lavorato con i ministri Pinotti e Gentiloni, tra le missioni nel Mediterraneo. Il “rafforzamento tra l’operazione Sea Guardian (ndr della Nato) e l’operazione Eunavfor Med Sophia nel Mediterraneo” avverrà attraverso “la condivisone di informazioni e il supporto logistico con la pratica integrazioni delle due operazioni”. Nel primo semestre del prossimo anno poi, si studieranno possibili sviluppi delle sinergie per le operazioni di entrambe le organizzazioni nel Mar Egeo. Si prevedono incontri maggiormente intensificati anche in materia di contrasto alla pirateria nell’oceano indiano e di aviazione nei Balcani occidentali.
La cyber security transatlantica
Un’attenzione particolare è riservata alla sicurezza informatica. Il cyber space è stato inserito a pieno titolo tra i domini operativi della Nato proprio lo scorso luglio a Varsavia. Si prevedono “con effetto immediato” scambi di concetti integrativi per la pianificazione e la conduzione di missioni di difesa cibernetica. Si pone l’accento anche sulla necessità di garantire interoperabilità tra tali strumenti e i classici requisiti e standard. Nel 2017 saranno armonizzati gli standard per il cyber training e verranno reciprocamente aperti i corsi di addestramento per lo staff. Viene data particolare rilevanza al Centro di Eccellenza Nato, che dovrà definire le aree specifiche su cui innovare cooperando, con particolare attenzione agli aspetti dual-use per i quali si richiede esplicitamente un coinvolgimento maggiore dell’industria.
Un messaggio per Trump
Per l’Unione europea, la cooperazione con la Nato rientra nel più ampio processo di integrazione della difesa, lo stesso che ha visto negli ultimi mesi una decisa accelerazione con gli interventi del Parlamento europeo (Risoluzione 2052/2016) e Commissione (l’European defence action plan). Tutto questo è avvenuto grazie all’impulso degli Stati “più volenterosi”, tra cui indubbiamente anche l’Italia, ma anche per l’incertezza generata dalla vittoria elettorale di Donald Trump, sostenitore di una riduzione dell’impegno internazionale americano. Proprio l’elezione del magnata ha fatto venir meno la reticenza degli Stati membri tradizionalmente contrari all’integrazione delle politiche di difesa (Paesi orientali soprattutto), e che hanno storicamente sempre prediletto il supporto Usa e Nato. Ora, il potenziamento dell’Ue e la costruzione di un secondo pilastro nell’Alleanza Atlantica sembrano necessari ad assicurare quelle garanzie di sicurezza che gli Stati Uniti potrebbero far mancare. “Abbiamo visto molto chiaramente sia l’Ue che la Nato in piena unità tra tutti gli Alleati e tutti gli Stati membri, nell’impegno per un insieme comune di valori e di interessi condivisi attraverso l’Atlantico, importanti ora più che mai “, ha detto la Mogherini in quello che è sembrato un messaggio a Trump. Difatti, nel corso della stessa ministeriale Nato, la Mogherini ha firmato con il segretario di Stato americano uscente John Kerry un accordo di Acquisition and Cross-Servicing (Acsa) per il rafforzamento della cooperazione in materia di gestione delle crisi. L’accordo faciliterà la fornitura reciproca di supporto logistico e di servizi per le operazioni tra Ue e Stati Uniti.