La sonda New Horizons della Nasa, che ha sorvolato Plutone il 14 luglio scorso – con l’obiettivo primario di analizzarne l’atmosfera e di studiare la geologia e la morfologia del pianeta nano e del suo satellite – continua a rivelarsi uno strumento prezioso per la comunità scientifica. La Nasa ha infatti acquisito e sta continuando ad acquisire, grazie a questa esplorazione, numerosi nuovi dettagli su questi corpi alla periferia del nostro sistema solare. “Sapevamo che una missione vicino a Plutone avrebbe rivelato sorprese, ma non credevamo di questa portata – ha detto John Grunsfeld, amministratore associato del Dipartimento missioni scientifiche della Nasa –, con ghiacciai in movimento, una composizione chimica della superficie insolita, catene montuose e vaste nebbie, Plutone rivela una diversità geologica entusiasmante”.
Con la sua fotocamera digitale ad alta risoluzione (long range reconnaissance imager), la sonda ha rivelato la presenza su Plutone di nebbie fino a un’altitudine di 130 chilometri. “Le nebbie identificate dalla sonda sono cruciali per la creazione delle complesse combinazioni di idrocarburi che forniscono alla superficie di Plutone la sua tinta rossastra”, ha dichiarato Michale Summers, della George Mason University in Virginia.
I modelli suggeriscono che le nebbie si formano quando un raggio ultravioletto rompe le particelle di gas metano, un idrocarburo semplice presente nell’atmosfera di Plutone. La disgregazione del metano causa la formazione di gas idrocarburi più complessi, come etile e acetilene, entrambi individuati da New Horizons nell’atmosfera di Plutone. Questi idrocarburi precipitano nella parte inferiore dell’atmosfera, più fredda, e condensano in particelle di ghiaccio, causando le nebbie. Poi la luce ultravioletta trasforma chimicamente le nebbie in toline, gli idrocarburi scuri che colorano la superficie di Plutone. Gli scienziati fino a oggi ipotizzavano che le temperature su Plutone fossero troppo alte per consentire la formazione di nebbie a più di 30 chilometri dalla superficie.
Studiare l’atmosfera di Plutone può fornire indizi utili a comprendere che cosa accada al di sotto di essa. Sulla superficie del pianeta nano la sonda ha infatti riscontrato la presenza di insoliti ghiacciai. Non statici, ma in movimento: indizio di attività geologica recente. Le nuove immagini svelano dettagli affascinati sull’interno della pianura informalmente denominata Sputnik Plalum, che ha le dimensioni del Texas. La pianura si trova sul lato occidentale di una regione, nota per avere la sagoma di un cuore, che è stata appena dedicata all’astronomo Clyde Tombaugh. Pare che in questa pianura sia scivolata lentamente una crosta di ghiaccio, che forse è ancora in movimento, in maniera simile ai ghiacciai terrestri. “Abbiamo osservato superfici come queste solo su corpi attivi, come la Terra e Marte”, ha detto John Spencer, ricercatore associato della missione, aggiungendo di essere molto soddisfatto. Inoltre, i nuovi dati sulla composizione di Plutone forniti dal telescopio Ralph di New Horizon rivelano che il centro di Sputnik Planum è ricco di azoto, monossido di carbonio e idrati di metano. “Alla temperatura di Plutone, -390 gradi Fahrenheit, questi idrati possono formare ghiacciai fluttuanti”, spiega Bill McKinnon, esperto della Washington University. Lanciata nel 2006, la missione New Horizons continuerà a inviare sulla Terra i dati immagazzinati nei suoi strumenti di registrazione per tutto il 2016. La sonda al momento ha superato Plutone indenne e sta percorrendo la fascia di Kuiper.