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In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi Michele Nones, membro del comitato direttivo dell’Istituto Affari Internazionali, ha scritto di esportazioni italiane di equipaggiamenti militari verso il Medio Oriente e il loro ruolo nella lotta al terrorismo riferendosi, in particolare, alla vendita di 28 Eurofighter al Kuwait, il cui contratto dovrebbe essere firmato entro fine anno e le cui consegne cominceranno a fine decennio.
“L’Italia ha un ruolo limitato nel mercato degli armamenti – scrive Nones – in quest’ultimo decennio siamo oscillati fra l’ottavo e il nono posto con una quota fra il 2 e il 3% del mercato, quindi più indietro rispetto al peso della nostra produzione industriale. La media nel periodo 2010-14 è stata di 2,3 miliardi all’anno per le autorizzazioni e di 2,7 per le esportazioni effettuate, evidenziando la mancata acquisizione di nuovi contratti. Le nostre maggiori esportazioni si concentrano su addestratori, velivoli da trasporto tattico, elicotteri e veicoli ruotati blindati da trasporto”.
La politica esportativa di equipaggiamenti, secondo Nones, dev’essere analizzata nel più vasto quadro della politica estera, come nel caso di tutti i Paesi industrializzati. “L’instabilità e le minacce che caratterizzano il nuovo scenario internazionale spingono, infatti, tutti i Paesi a consolidare le loro capacità di sicurezza e difesa attraverso maggiori investimenti e un più stretto rapporto con i Paesi fornitori”.
“Qualcuno sostiene che questi sono Paesi in guerra e che la nostra normativa li escluderebbe di conseguenza dal poter essere destinatari di esportazioni militari. In realtà, sul piano giuridico nessuno di questi Paesi è formalmente in una condizione di ‘conflitto armato’ che presuppone lo scontro fra due o più stati e che, comunque, deve essere valutato alla luce del diritto alla difesa, riconosciuto dall’Onu, e degli obblighi internazionali. La legge italiana, pensata prima della caduta del Muro di Berlino, non ha potuto tener conto dei moderni conflitti asimmetrici e dei movimenti terroristici che attaccano militarmente.”
“Rafforzare militarmente i Paesi a noi più vicini è, quindi, nel nostro interesse”, conclude Nones. “Lo facciamo addestrandone le forze armate e di sicurezza, ma anche equipaggiandole. Sarebbe bene che chi critica l’attuale vendita degli Eurofighter al Kuwait non dimenticasse che la prima guerra del Golfo nel 1991 cominciò con la sua invasione da parte dell’Iraq di Saddam Hussein e che per liberarlo dovette intervenire una coalizione a guida americana con la partecipazione anche dell’Italia (e l’abbattimento di un nostro Tornado)”.