Nuovo test nordcoreano sopra i cieli del Giappone

Di Emanuele Rossi

La Corea del Nord ha testato un altro missile balistico che ha sorvolato di nuovo i cieli del Giappone – è il primo test dopo l’esperimento nucleare del 3 settembre. È stato lanciato alle 6.57 locali (le 22.57 in Italia) da Sunan, vicino all’aeroporto di Pyongyang: il razzo — probabilmente si è trattato ancora di un Hwasong-12 — ha sorvolato capo Erimo, nella parte meridionale dell’isola di Hokkaido, per cadere poi nelle acque nell’Oceano Pacifico.

Traiettoria e vettore sono analoghi a quelli del 29 agosto, quando per la prima volta il regime nordcoreano ordinò che un razzo militare passasse sopra al territorio giapponese. Il volo è durato 19 minuti durante i quali il missile ha percorso 3.700 chilometri (questo tipo di traiettoria verso nord-est permette a Pyongyang di massimizzare l’effetto mediatico del test, senza però incrinare linee rosse americane, quelle che per esempio avrebbe sparando verso sud, dove nel raggio del missile si troverebbe l’isola/base americana di Guam).

Il governo giapponese, che ha immediatamente registrato il lancio con i sistemi di osservazione che sono sempre puntati verso il Nord (tra l’altro, da giorni si segnalano movimenti dei lanciatori), ha chiesto tramite degli sms inviati ai cittadini di trovare riparo nei rifugi di emergenza temendo un attacco reale. Nel messaggio c’era anche scritto di non avvicinarsi a eventuali detriti trovati per strada, e questo potrebbe essere un segnale sul fatto che Tokyo, almeno inizialmente, ha pensato di rispondere al lancio con le contromisure di difesa aerea e abbattere il missile nordcoreano. Il premier giapponese Shinzo Abe ha dichiarato che “non tollererà” altre minacce. Il consiglio di sicurezza dell’Onu s’incontrerà oggi alle 15 (saranno le 21 in Italia) per una riunione di emergenza convocata da Usa e Giappone.

Il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha convocato una riunione immediata del consiglio di sicurezza nazionale e condotto immediatamente lanci di prova (in mare) di due missili balistici Hyunmoo-II vicino al confine: un modo per dimostrare ai vicini di essere pronto a una risposta militare. Moon, che è stato eletto anche perché nel suo programma politico prevedeva l’apertura di un dialogo negoziale che potesse portare a una de-escalation con i vicini, ha dichiarato che “in una situazione come questa è impossibile” dialogare.

Il test nordcoreano potrebbe essere la risposta muscolare con cui Kim Jong-un reagisce alle nuove sanzioni decise dall’Onu lunedì, che in una nota dopo il test il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha definito “il pavimento e non il soffitto” delle misure punitive contro Pyonyang. Tillerson ha anche sollecitato la Cina e la Russia ad ammonire pesantemente il Nord: Mosca e Pechino in settimana hanno vinto un braccio di ferro all’interno del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, che alla fine ha votato per una risoluzione più morbida contro i nordcoreani rispetto a quella proposta dagli americani (le parole di Tillerson sono anche un segno delle frustrazione che Washington incontra nell’affrontare il dossier senza una completa collaborazione di Russia e Cina, che per ragioni di influenza e collegamenti economici sono i paesi con più ascendente su Kim).

Giovedì dal Nord le agenzie stampa avevano diffuso duri messaggi di minaccia verso Giappone e Stati Uniti: parlavano di “affondare nel mare” con una bomba atomica le quattro isole dell’arcipelago giapponese e di “picchiare a morte” con un “bastone per cani rabbiosi” gli Stati Uniti. Abe e Monn la prossima settimana saranno presenti all’assemblea delle Nazioni Uniti, dove incontreranno anche il presidente americano Donald Trump in un vertice separato.

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