Le preoccupazioni del generale Pavel sulla vendita dell’S-400 russo alla Turchia

Di Stefano Pioppi

“Conseguenze necessarie”. Le ha promesse alla Turchia il presidente del Comitato miliare della Nato Petr Pavel, parlando del recente accordo tra Ankara e Mosca per la vendita del sistema russo di difesa aerea S-400. Secondo il generale ceco, che dal prossimo giugno sarà sostituito dall’Air Chief Marshal britannico Stuart Peach, la decisione del governo turco potrebbe precludere al Paese la possibilità di essere parte di un sistema difesa aerea integrato Nato.

“Il principio di sovranità certamente esistete relativamente all’acquisizione di equipaggiamenti per la difesa, ma così come le nazioni sono sovrane nelle proprie decisione, allo stesso modo sono sovrane nell’affrontare le conseguenze di tali decisioni”, ha detto il generale Pavel davanti alla stampa riunita al Defense Writers Group. L’annuncio dell’accordo sulla vendita dell’S-400 è stato dato a settembre, ma ancora manca la firma definitiva. “Fino ad allora – ha detto Pavel – è giusto che gli alleati abbiano una discussione in merito, e che avanzino tutti i dubbi e le difficoltà potenziali”. I problemi sollevati dal presidente del Comitato militare della Nato riguardo l’impossibilità di stabilire l’interoperabilità tra i sistemi Nato e il sistema russo, fattore che “creerebbe sfide per gli assetti alleati potenzialmente dispiegati nel territorio del Paese”.

L’S-400 è uno dei più avanzati sistema di difesa aerea. Successore dell’S-200 e S-300, è un sistema missilistico mobile superficie-aria (Sam) capace di ingaggiare arei, Uav, missili da crociera, e dotato anche di capacità di difesa terminale dai missili balistici, cioè nella loro fase di discesa, paragonabile dunque al Patriot statunitense. Già a settembre, la notizia dell’accordo aveva provocato le dure reazioni statunitensi. “Sono impazziti”, aveva risposto Erdogan. “Sono impazziti perché abbiamo fatto l’accordo sugli S-400, ma cosa dovremmo fare, aspettare? Prendiamo e prenderemo tutte le misure necessarie sul fronte della sicurezza”.

Le preoccupazioni maggiori di Usa e Nato sono di natura strategica, proprio come strategica è stata la mossa di Putin, riuscito nell’intento di mettere in crisi il rapporto tra l’Alleanza e un suo membro storico e importantissimo. “Putin sta usando la Turchia come vettore anti-occidentale. Con buona pace di chi un paio d’anni fa seguiva la linea propagandistica che Mosca dettava su Sputnik e Russia Today, dove si incolpavano i turchi di essere i grandi finanziatori occulti dello Stato islamico, ora la Russia ha riqualificato Ankara come alleato (strategico)”, ha spiegato Emanuele Rossi su Formiche.net. L’abbattimento del Sukhoi russo sul confine siriano, a fine 2015, da parte di due F-16 decollati dalla base aerea Nato di Incirlik, è solo un lontano ricordo. Il controverso tentativo di golpe nel luglio dell’anno scorso, e soprattutto il repulisti che ne è seguito, ha contribuito ad allargare lo strappo tra Ankara e l’Alleanza, offrendo a Putin l’opportunità di inserire una fastidiosa spina nel fianco dell’Occidente. Ora che lo strappo rischia di diventare definitivo, Pavel prova a far sentire a Erdogan la pressione dell’intera Alleanza.