Perché all’Europa serve un’industria della difesa coordinata

Di Airpress online

Il  quadro di minacce che oggi insidiano la sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di  “pericolosità senza precedenti” dalla fine della Guerra Fredda. Questa la premessa del convegno, che si terrà a Roma il prossimo 6 novembre, dal titolo “Industria della difesa e autonomia strategica europea”, organizzato dall’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici e dall’Institut Français d’Analyse Stratégique. In particolare, sottolineano in un articolo François Géré, presidente Institut Français d’Analyse Stratégique, e  Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani, l’Europa ha bisogno di una nuova strategia di difesa e sicurezza per fronteggiare tre tipi di minacce: i massicci flussi di migranti che fuggono da guerre e  povertà verso l’Europa; gli attacchi terroristici,  che l’Europa subisce sistematicamente; la rinnovata agressività diplomatica e militare della Russia.

A seguito della riduzione dell’impegno americano in Europa, per rispondere efficacemente alle nuove minacce l’Ue ha bisogno di un’industria della difesa “più potente e meglio coordinata. Modernizzare il sistema di difesa europea significa acquistare degli armamenti più efficaci e  idonei  a fronteggiare il nuovo scenario di minacce”. Le debolezze dell’industria militare europea da superare  – proseguono gli esperti – sono ben conosciute : concorrenza, duplicazione,  prezzi elevati nonostante l’elevata qualità tecnica dei prodotti. “Con l’amministrazione Trump la competizione tra Europa e Usa, tradizionalmente diseguale,  è destinata a diventare ancora più dura. La mancanza di coordinamento tra le industrie di difesa europee indebolisce queste ultime nella competizione con le grandi aziende americane di armamenti, le quali godono del sostegno politico di Washington. Inoltre,  l’attuazione di una politica di «buy Europe first» nel settore difesa deve ancora superare molti ostacoli.  D’altra parte il mercato americano della difesa è protetto dalla legislazione ITAR, e pertanto rimane poco accessibile ai prodotti esteri”.

Per affermare la propria presenza al livello europeo e mondiale, rafforzando l’autonomia strategica del continente, l’industria europea di difesa può perseguire tre  diverse strategie : concentrazione; integrazione;  e cooperazione (l’opzione più facilmente realizzabile). Tali rapporti di collaborazione industriale dovrebbero essere potenziati nei settori  più critici per la sicurezza dell’Europa, ovvero industria navale (l’accordo tra Fincantieri e STX va letto in tal senso), industria aerospaziale e industria della cybersicurezza. In particolare, lo spazio – si legge – è diventato uno dei settori industriali  più strategici per le politiche di difesa e sicurezza del continente. Nel 2016, la Commissione europea  ha annunciato una politica spaziale che mira a  combinare difesa, sicurezza e autonomia strategica. Questa nuova politica individua come strategiche per la prosperità e la protezione degli interessi vitali dell’Europa le capacità di osservazione e monitoraggio terrestre (programma Copernicus), di navigazione satellitare (programma Galileo) e di comunicazione spaziale. “L’Europa potrebbe diventare una delle maggiori potenze mondiali nel settore spaziale  rafforzando  la  cooperazione industriale tra pubblico e privato”.

Per quanto riguarda il segmento cyber, al momento è caratterizzato  da un’evidente  frammentazione (in Italia ci sono 11 attori principali),  e la concorrenza frena la crescita dell’industria europea di sicurezza cibernetica, che non riesce ad emergere tra i leader mondiali del settore.  Un tentativo recente per affrontare questo problema è stato l’accordo (2016)  tra l’Ue e la European Cyber-Security Organization (ECSO) che dovrebbe generare 1,8 miliardi di euro di investimenti. L’accordo è finalizzato a rafforzare le capacità dell’Europa di difendersi da cyber-attacchi e a sviluppare la competitività dell’industria di cyber-security europea.