La Sioi punta sulle politiche spaziali

Di Valeria Serpentini

E’ iniziata l’ottava edizione del master in Istituzioni e politiche spaziali promosso dalla Sioi in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana e l’Istituto di studi giuridici internazionali. Obiettivo del corso di studi è formare delle professionalità capaci di interagire e operare in modo trasversale in un settore, quello dello spazio, in crescita esponenziale.
Lo spazio non è più legato alle grandi spedizioni del passato. Come ha affermato Roberto Battiston, presidente dell’Asi, durante la cerimonia di presentazione del master: “E’ finita l’epoca eroica, l’epoca della corsa allo spazio per mostrare chi era più forte dal punto di vista tecnologico e militare. Oggi la corsa allo spazio si fa con obiettivi molto più economici che militari; entrano in gioco fattori diversi. Lo spazio sta cambiando fortemente. E’ sempre stato progresso e tecnologia, ma la velocità attuale del cambiamento dei parametri con cui si va nello spazio è impressionante. Non è solo dovuto all’aumento dei Paesi che sono entrati nello scenario, ma soprattutto dei nuovi attori”.
I guru dello sviluppo degli ultimi decenni – Google, Amazon, Apple solo per citarne alcuni – dedicano sempre più attenzione alle attività dello spazio perché permette loro di raggiungere altri obiettivi di carattere economico: Virgin Galactic, Blue Origin, Space X ne sono un chiaro esempio.
Per capire verso dove si muove il settore e quanti e quali sono le prospettive di sviluppo e lavoro, durante la presentazione è stata ricordata l’esperienza di Space X del 21 dicembre scorso, quando il razzo Falcon 9 è rientrato sulla terra dopo una spedizione nello spazio per il posizionamento di satelliti, evento che rivoluziona il settore permettendo il riuso e il riciclo di componenti molto costose. Si è parlato di Planet.com, esperienza portata avanti da un gruppo di ragazzi americani che, un po’ sulla falsa riga degli Steve Jobs dei computer, e con la collaborazione della Nasa, nel gennaio 2014 hanno mandato dalla stazione spaziale 71 satelliti capaci di acquisire immagini della terra a risoluzione media e in modo rapido e costante, per monitorare i cambiamenti e fornire utili informazioni di carattere economico,  ambientale e di sicurezza.
Lo spazio diventa centrale anche per il monitoraggio economico e l’analisi strategica. Ad esempio, con l'”economia delle ombre” si fotografano le ombre dei contenitori del gas e del petrolio e l’altezza dei coperchi dei serbatoi, ottenendo in tempo reale la quantità delle scorte di un Paese. Tali dati sono poi venduti a investitori e a chi gioca in borsa. C’è poi l'”economia delle nuvole” con la quale dallo spazio è possibile misurare la grandezza delle nubi di centrali elettriche, avendo così il dato della produzione di megawatt e costruendo in tempo reale la spesa energetica di un Paese.
“Stiamo assistendo alla nascita della space economy che, alle caratteristiche della manifattura, aggiunge un pezzo della new economy in cui diventa importante il servizio – ha affermato Battiston. Lo spazio genera dati che una volta tornati sulla terra devono essere gestiti per fornire servizi che creano altra ricchezza”. L’evoluzione cresce nell’epoca di Internet in cui al servizio principale – che in questo caso è quello delle rilevazioni spaziali – si associano a caduta libera altri servizi e attività di sviluppo economico: pubblicità, controllo dei dati, gestione della sicurezza. A detta di Roberto Battiston “è su queste regole che gli Stati Uniti hanno fondato la loro ricchezza degli ultimi 15/20 anni e che non stanno facendo la ricchezza di altre parti del mondo che subiscono l’attività dei servizi dati dalla new economy“.
La space economy ha un fatturato di 260 miliardi di dollari; i programmi istituzionali in Europa rappresentano la metà del business dell’industria; l’Esa è il principale cliente del settore spaziale europeo, con il 34% delle vendite; il 68% dei clienti sono di tipo istituzionale.
Tra i principali Paesi coinvolti nelle attività spaziali ci sono, nell’ordine, Stati Uniti, Europa, Russia e a seguire Cina, India e Giappone. Gli investimenti nel settore, nonostante la loro importanza strategica, non sono rilevanti se calcolati in relazione al Pil. Stati Uniti, Russia e Francia – il Paese europeo che ha il livello più alto di investimenti in materia – riservano solo lo 0,1% del Pil al settore spaziale. L’Italia arriva dopo la Germania, con lo 0,05% del Pil.
Lo spazio ha già acquisito un posto di rilievo per le attività dell’uomo: dalle telecomunicazioni al monitoraggio della terra per questioni ambientali e metereologiche, dalla difesa allo sviluppo del settore agricolo. Ormai un Paese che voglia mantenere il passo dell’evoluzione e far progredire le proprie eccellenze, non può lasciare le attività spaziali in secondo piano. In fin dei conti non si tratta di impegni di spesa enormi. Basti pensare che l’operazione Copernicus (con il posizionamento di 12 satelliti e materiale di rimpiazzo) destinata al monitoraggio terrestre è costata 4,5 miliardi di dollari, lo stesso costo che si sostiene per la creazione di circa 200 chilometri di autostrada.
L’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista. E’ stata ricordata l’iniziativa Platino per la costruzione di satelliti di piccole dimensioni, il lanciatore Vega e la spedizione Exomars. “Il sistema spazio Italia ha un livello di maturità elevato – queste le parole di Luigi Pasquali, responsabile del settore spazio per Finmeccanica – non siamo grandi investitori ma è uno dei pochi settori in cui il Paese detiene un posizionamento piuttosto di livello. Bisogna però riuscire a mantenere alte le competenze, le tecnologie e i prodotti a livello industriale, continuando a garantire la capacità dell’industria di esportare”.
Franco Frattini, presidente della Sioi, ha puntualizzato l’importanza dello spazio per il nostro Paese ricordando come durante la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, negli Stati Uniti, attualmente in corso, una delle tappe lo vede alla Nasa per i saluti agli astronauti italiani. Un segnale di quanto sia strategico lo spazio per lo sviluppo del nostro Paese.

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