Piaggio Aerospace: P.1HH e molto altro

Di Michela Della Maggesa

Intervista all’ad di Piaggio Aerospace Carlo Logli
Piaggio Aerospace sta affrontando grandi cambiamenti, a cominciare dal cambio nell’azionariato, ce ne parla?
Quando Mubadala ha preso il controllo di Piaggio Aerospace, nel 2014, c’erano molti progetti lanciati, ma pochi prodotti e scarsi risultati finanziari, quindi ci siamo dati l’obiettivo di correggere la situazione, traducendo i progetti in prodotti e gettando le basi per un incremento sostenibile dei risultati dell’impresa. Qualcosa abbiamo già fatto con l’Avanti Evo, nuova versione del P.180 certificata per la business aviation e ora passeremo al P.1HH. Intanto in attesa degli sviluppi, abbiamo fatto passi avanti sul fronte della ristrutturazione interna. Abbiamo chiuso lo stabilimento di Finale Ligure e completato quello di Villanova d’Albenga, dove sono stati investiti circa 140 milioni di euro e dove stiamo trasferendo la parte manifatturiera di Genova; fatto accordi con i sindacati in presenza del Mise, che ci ha sempre supportato e rinnovato significativamente il management. Inoltre stiamo passando da una cultura prettamente civile ad una militare-civile. Entro fine anno, questo processo sarà completato, parallelamente agli sviluppi che stiamo affrontando. Il nostro azionista ci ha chiesto di arrivare a break even entro il 2016. Stiamo lavorando per dargli le risposte che si aspetta nei tempi previsti. Quella di Piaggio è stata innanzitutto una trasformazione culturale, che ci vedrà sempre più radicati nel territorio e al contempo proiettati nel mondo. Chi ha creduto in noi lo ha fatto perché sa di poter avere prodotti e risultati. Tra 2 o 3 anni, se la ristrutturazione andrà come pensiamo, avremo un portafoglio composto al 40% dal settore difesa e al 30% da prodotti civili, il resto sarà rappresentato dalla parte motori.
L’Aeronautica Militare ha raggiunto un accordo per 6 unità del velivolo senza pilota P1.HH. Cosa significa questo per Piaggio Aerospace? 
Avere l’Aeronautica come cliente di lancio sarà fondamentale. La nostra forza aerea ha un ruolo importantissimo nel mondo e questo ci aiuterà sull’export. Inoltre si tratta del coronamento di una cooperazione cominciata anni fa e che continua ad essere fondamentale, visto che si tradurrà in un supporto, non solo operativo, ma anche istituzionale. Tengo a sottolineare che tutta la Difesa sta sostenendo i nostri progetti, considerati strategici per il Paese e forieri di lavoro e valore.
Che impieghi avrà la macchina e a che punto è il suo sviluppo?
Sarà utilizzata prevalentemente in missioni di tipo ISR (Intelligence, Surveillance and Reconaissance). Gli unmanned rappresentano il futuro e permettono di fare una gran varietà di operazioni, che con un velivolo pilotato risulterebbero rischiose o ripetitive. Per quanto riguarda lo sviluppo stiamo lavorando con Selex ES sul prototipo si serie, impegnato in una campagna di prove in vista della certificazione, attesa per il prossimo anno.
Quali sono i vantaggi dell’Hummer Head rispetto alla concorrenza?
Il P.1HH è una macchina eccezionale. Sul mercato non esiste un Male (medium altitude long endurance, ndr) bimotore, quindi è molto più sicura rispetto ad altri unmanned, quali Heron Tp o Predator, specie se chiamata a sorvolare centri abitati. Inoltre, essendo derivata da un aereo civile certificato, ha meno limitazioni. Ad esempio contrariamente al Predator può volare in ogni condizione meteo. Inoltre la velocità, il P.1HH arriva a 400 nodi (la velocità massima del Predator è di 185, ndr) e la possibilità di caricare payload adeguati. La cosa importante adesso è certificarlo e portarlo sul mercato, dove dimostreremo rapidamente di poter competere. L’AM scegliendolo ci ha dato poi una marcia in più, quindi mi sento di affermare che l’anno prossimo non ci saranno limiti alle nostre ambizioni commerciali!
Quali sono?
Il mercato europeo ci interessa molto. Abbiamo già ricevuto manifestazioni di interesse da parte di alcuni Paesi. Assieme a Finmeccanica e con il sostegno delle istituzioni vogliamo cercare delle opportunità, al fine di poter fare se non il Male europeo, almeno il Male di alcune importanti nazioni. Anche altre forze armate, comprese quelle emiratine hanno espresso interesse verso il programma. Direi che da qua all’anno prossimo ci sarà un secondo cliente…
Riguardo al programma ha parlato dei vostri obiettivi con Finmeccanica. Come procede la vostra collaborazione?
Il rapporto è buono. Da 2 anni lavoriamo con Selex ES, che fornisce un contributo significativo al programma con i suoi sistemi di comando e controllo, missione e comunicazione. Adesso stiamo discutendo per coinvolgere in una fase successiva anche Alenia Aermacchi.
Quali saranno quindi le evoluzioni del P1.HH e in generale del vostor settore difesa e sicurezza?
Il nostro primo obiettivo riguarda la certificazione quest’anno e l’entrata in servizio il prossimo del P.1HH. Poi c’è il programma MPA (Multirole Patrol Aircraft), ovvero la versione manned del P.180, con ali più lunghe e altre importanti modifiche strutturali. Questo programma è pensato per missioni di pattugliamento marittimo a basso costo. Il velivolo multiruolo è in grado di volare per 8-9 ore e ci aspettiamo di certificarlo nel 2016. In sequenza inizieremo lo sviluppo della seconda versione del P.1HH, il P.2HH, per il quale prevediamo un aumento dell’autonomia e della resistenza rispetto alla prima (si parla di 24 ore, ndr). Unico scotto, una piccola riduzione di velocità dovuta alle maggiori dimensioni. Come vede, l’agenda è fitta e i programmi molto promettenti perché rispondono a domande precise del mercato. O addirittura le anticipano.
 
 

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