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“Dobbiamo estirpare i finanziamenti al terrorismo. Per questo, assieme agli Emirati, siamo co-leader di un gruppo che, all’interno della coalizione anti Isis, si occupa di capire da dove provengano questi finanziamenti”. Così il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a chiusura del convegno organizzato dallo IAI “Italia e Nato quale Difesa?”. A cui hanno preso parte il gen. Heinrich Brauss, segretario generale aggiunto per la politica di difesa e pianificazione, Nato, Francesco Garofani, presidente della commissione Difesa della Camera, il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa, Andrea Manciulli, presidente delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato e Mauro Moretti, a.d e d.g Finmeccanica. “Non possiamo interrompere i rapporti che abbiamo da anni con alcuni Paesi islamici, solo perché dei privati hanno finanziato i terroristi, sarebbe come affermare che non bisogna avere rapporti con l’Italia perché c’è la mafia”. Ha detto ancora il ministro della Difesa, spiegando quanto sia importante avere il sostegno dei Paesi dell’area contro gli estremisti e che l’Italia rappresenti il primo contingente europeo per sconfiggere l’Isis. “Al Parlamento abbiamo proposto di incrementare la consistenza del contingente italiano in Iraq molto tempo prima dei tragici fatti di Parigi. In questi ultimi mesi del 2015 l’Italia sarà il Paese europeo con più uomini schierati per sostenere le forze locali nella lotta al califfato”.
“La Nato e l’Italia devono adattarsi per rispondere al meglio alle crisi sia a Est che a Sud dell’Alleanza”. Ha detto nel suo intervento il capo di stato maggiore della Difesa, sottolineando l’importanza di evitare sbilanciamenti tra il fronte di crisi a Est e quello a Sud dell’Alleanza. “La Nato si è modificata almeno ogni 10 anni, dopo la caduta del muro di Berlino, per intervenire nei Balcani, poi per l’Afghanistan e poi ancora. Ora è richiesto un ulteriore cambiamento”. Il generale Graziano ha spiegato che la Nato ha a disposizione 7 corpi d’armata di proiezione rapida, “che a breve diventeranno 9”, anche se questi “vengono utilizzati di rado, a causa di questioni normative”. “E’ importante investire sulle priorità – ha concluso il capo di SMD -, dobbiamo capire che pacchetti di forze sia necessario generare e quali invece non tenere più”.
“Non abbiamo voluto una cultura della sicurezza perché serve coraggio” ha detto invece l’ad del gruppo Finmeccanica, sottolineando a più riprese quanto sia importante per l’Europa mantenere la “supremazia tecnologica”, rispetto alle potenze che si stanno affacciando nel comparto difesa, anche grazie ad una politica estera e di difesa comuni, che vadano a sostegno di programmi in cui ognuno faccia la propria parte. “La Cina sta facendo passi avanti enormi nell’acquisizione tecnologica”. Ha detto Moretti . “E’ essenziale capire dove si può andare, evitare sovrapposizioni e stabilire programmi pluriennali chiari e certi”. Moretti ha anche auspicato un ribaltamento delle percentuali tra la spesa nazionale per la difesa e quella europea. Parlando poi a margine della vendita di sistemi d’arma ai Paesi islamici da parte di Finmeccanica, Moretti ha detto: “Sono Paesi che fanno parte di un fronte occidentale legittimato dagli Stati Uniti, e noi facciamo parte di consorzi che ai Paesi del fronte occidentale danno sostegno”.