
Vi proponiamo una sezione di “Gé-Politiké. Manuale di introduzione alla analisi geopolitica” scritto dal generale Stefano Cont ed edito da Laurus Robuffo editore. Il testo nasce dall’ambizioso tentativo di ricostruire un percorso organizzativo e interpretativo del pensiero geopolitico. Da Aristotele a Mackinder, da Huntigton a Brzezinski, il generale Cont considera la geopolitica non nella sua accezione tradizionale, come geografia politica, ma piuttosto come gé-politiké, cioè politica della Terra “intesa come analisi globale dell’insieme dei fattori legati alle relazioni dell’uomo all’interno dello spazio Terra su cui vive”, spiega l’autore. Con questo approccio, Cont riorganizza gli studi geopolitici, dall’antichità fino ai giorni nostri, in tre categorie: la geopolitica dello storico, del principe e delle relazioni. Nella parte finale, l’autore si interroga su quale sia la geopolitica possibile per il nostro Paese, e proprio da questa riflessione è tratta la parte che Airpress vi propone.
Appare doveroso ipotizzare la necessità di stimolare lo sviluppo di un filone di indagine geopolitica che, avulso dagli errori di percezione e dai velleitarismi del passato, sia di una certa utilità nazionale. Sia in grado, cioè, di fornire quegli elementi di analisi e di sintesi necessari per l’identificazione delle esigenze e dei precipui interessi ed obiettivi Nazionali, l’insieme dei fattori che possono condizionare le possibili scelte, le possibili linee d’azione percorribili e, infine, la definizione dei possibili ruoli, anche ambiziosi ma realistici e raggiungibili, rivestibili dal nostro Paese nell’ambito dell’attuale e futuro Sistema Internazionale. In passato, fintanto che le conoscenze geografiche e le tecnologie esistenti non hanno consentito di ragionare in termini di spazi planetari, lo “spazio mediterraneo”, ha costituito per l’Italia elemento centrale della sua analisi geopolitica e centro degli interessi nazionali. In virtù della sua collocazione privilegiata in tale spazio, l’Italia ha beneficiato di una centralità geografica, politica ed economica di assoluto rilievo e tale da condizionare il pensiero geopolitico nazionale e l’azione delle dirigenze. La progressiva migrazione del “centro-motore” della civiltà occidentale dapprima verso nord-ovest, in seguito verso l’area Nord Atlantica e Nord Americana e, infine e più recentemente, verso l’area del Pacifico – anche se non più come “centro dell’occidente” in senso peculiare, ma come “centro di gravitazione” degli interessi mondiali -, ha gradualmente, ma inesorabilmente, marginalizzato l’importanza mondiale dell’area mediterranea. Il suo interesse geopolitico, tuttavia, è ancora rilevante, sebbene più a livello di macro-regione che a livello globale.
A livello nazionale, lo spostamento del “centro-motore” planetario ha comportato, una profonda e sofferta riflessione, peraltro non ancora composta, sul ruolo da assumere nel nuovo contesto di riferimento. L’Italia, infatti, è rimasta a lungo ancorata ad una conflittualità intellettuale di fondo tra la visione tradizionale storica di centralità dell’area mediterranea e quella legata alla realistica consapevolezza della necessità di mantenersi collegata al centro geopolitico occidentale. Tale esigenza richiedeva una gravitazione dapprima verso l’area centro-nord Europea e, successivamente, verso quella Nord Atlantica. Nel passato, anche recente, questa visione dicotomica delle priorità nazionali ha portato all’individuazione di obiettivi ed allo sviluppo di politiche d’azione – e, quindi, anche alla predisposizione di strumenti per conseguirle – non sempre coerenti e costanti nel tempo, sovente con il risultato di non ottenere alcun consolidato beneficio. In realtà, un’attenta analisi dell’attuale situazione di sviluppo delle relazioni mondiali suggerisce di affrontare la problematica della tutela degli interessi nazionali e, di conseguenza, delle consequenziali linee di pensiero per l’azione, in modo profondamente diverso e mediante il progressivo superamento di ambedue le visioni.
Quale primo passo è necessario interrogarsi se sia possibile compendiare l’esigenza di soddisfare pienamente i legittimi interessi nazionali con quella derivante da un saldo ancoraggio alle dinamiche evolutive proprie dell’Occidente e della più ampia comunità internazionale. Se sia possibile, cioè, ricercare un ruolo proprio identitario, peculiare e distinto, pur muovendosi nell’alveo dei valori e degli interessi ed obiettivi propri della comunità degli Stati occidentali e, a livello superiore, della comunità mondiale qual è oggi rappresentata dall’Onu.
A livello generale, l’attuale periodo storico di transizione ed i concomitanti citati processi di globalizzazione, frammentazione e ricomposizione, offrono il migliore contesto possibile per individuare nuove soluzioni percorribili, ma anche gli strumenti attuativi per un riposizionamento nazionale. Questo riposizionamento è da intendersi non quale ripensamento sulle scelte fino ad oggi effettuate, quanto quale migliore e più efficace gestione delle risorse disponibili verso un più efficace conseguimento degli obiettivi nazionali.
L’attuale momento storico è certamente latore di instabilità e frequenti crisi, ma proprio per questo offre ad ogni Nazione in grado di esercitarle, nuove e maggiori possibilità per ridefinire il suo ruolo a livello sia regionale sia globale, in modi e con una portata che sarebbero stati neppure immaginabili in altri periodi quale, ad esempio, quello della Guerra Fredda. E’ proprio in questo processo di ridefinizione generale dei ruoli che l’Italia può cercare di meglio perseguire: a livello nazionale, i suoi legittimi interessi; a livello internazionale, gli interessi delle organizzazioni cui è culturalmente e storicamente connessa, valorizzando l’ampio patrimonio di capacitài multidimensionali possedute.