Il nuovo Libro bianco intercetta, in diversi punti, aspetti della formazione oltreché dell’addestramento, che dovranno riversare il loro fall-out lungo tutto il percorso professionale dei vari segmenti gerarchici del personale. Il documento non vuole dare risposte preordinate, le quali rischiano di essere superate da “principi di realtà”, ma vuole porre dei cippi miliari, compresa l’interazione con la società civile, soprattutto in settori in continua evoluzione. Anzitutto dovranno essere rivitalizzati obiettivi realizzabili, ma frenati da attriti di percorso che finora ne hanno impedito un vero rinnovamento, come l’integrazione interforze e una maggiore internazionalizzazione, su modelli europei, diversi dei quali già ben sperimentati. Alla base di tutto resta indispensabile recuperare o mantenere una solida formazione comune di base, soprattutto nel settore della conoscenza scientifica, giuridica e antropologica, oltre alle discipline professionali tipiche di ciascuna forza armata, cui rimane affidato il fondamentale percorso di formazione etica a sostegno della motivazione: è questa la prima fase di ogni formazione non finalizzata a immediati obiettivi strumentali. Per gli ufficiali, in particolare, si tratta del cosiddetto “modulo della conoscenza”, cui dovrà seguire senza soluzione di continuità un “modulo per la professione” per rendere specialistica la formazione. Il percorso formativo dei primi anni, in particolare, sia per l’impostazione etico-militare, sia per quella culturale, è unico e irrecuperabile, e indispensabile per progredire in stadi successivi della professione. Questo percorso non è stato accelerato e scarnito neppure negli anni di maggior tensione della Guerra fredda, nei quali poteva sembrare giustificabile una immissione più veloce di personale nei reparti, per coprirne le carenze. Ecco perché il Libro bianco pone in piena evidenza non solo l’esigenza di riprendere un cammino di integrazione interforze e di internazionalizzazione formativa e addestrativa, ma sottolinea come “la dimensione tecnologico-cognitiva sia preminente e prevalente rispetto alle altre dimensioni”. Dal 2002 l’avvio della professionalizzazione delle Forze armate e del riconoscimento universitario degli studi di ufficiali e marescialli dei corsi normali, ha caratterizzato il percorso educativo delle Forze armate, inserendo la formazione in ambito Difesa nel percorso di istruzione superiore dell’Unione europea, basato sulla Convenzione di Lisbona (1997) e sul Protocollo di Bologna (1999). In questi veniva definita l’armonizzazione dei titoli di studio in ambito europeo, nonché il Lifelong learning program. Questi traguardi che il Libro bianco vuole portare a raggiungere per una crescente vera integrazione con i Paesi europei di riferimento, dovranno consentire di effettuare sia degli scambi formativi (Erasmus militari), sia, auspicabilmente, degli scambi paritetici e riconosciuti di interi cicli formativi come già avviene, ad esempio, tra Francia e Germania, per alcuni piloti delle rispettive aeronautiche. Inoltre, una formazione con maggiori contenuti manageriali e tecnico-scientifici uniti a una formazione continua e a percorsi di carriera indirizzati, consentirebbe una crescita delle probabilità di successo nelle candidature a concorso per posizioni dirigenziali e di staff in organismi Nato, Ue (Eda ed Eums) e Occar, dove siamo sottorappresentati per carenza di profili professionali adeguati. Oggi questa via appare perseguibile con un’organizzazione sufficientemente snella, con “una propria fisionomia giuridica e capacità di rilasciare crediti e titoli a valore legale per la formazione effettuata”, la stessa potrà svolgere un’efficace formazione post-accademica a diversi livelli e in aree non coperte da corsi già strutturati, come, ad esempio, la preparazione del personale destinato a gestire o operare in programmi pluriennali multinazionali di procurement, come avviene da tempo nei Paesi europei dotati di spiccate capacità industriali di settore. Il riverbero di una struttura per la formazione veramente basata su principi di integrazione, europeizzazione, formazione continuativa, qualità e preminenza tecnologico-cognitiva, si attuerebbe per via naturale a beneficio di tutti i livelli, sostenendo la motivazione del personale.