Pinotti: su F-35 procedere con un impatto finanziario minore

Di Michela Della Maggesa

Il programma F-35 “procede nell’ambito di una sua ridefinizione che il Governo intende effettuare alla luce delle risultanze del Libro Bianco”, che presto sarà presentato al Presidente della Repubblica e poi alle Camere.  A dirlo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso del Question Time alla Camera, avente ad oggetto le modalità di partecipazione nazionali al Joint Strike Fighter. Il ministro ha spiegato che  l’impegno del governo dinanzi al Parlamento per definire la dimensione del programma resta “fermo” e che sia necessario procedere con un “impatto finanziario minore, avendo maggiori ricadute economiche”. “Nel frattempo – ha aggiunto – la produzione è iniziata (recentemente c’è stato il rollout del primo F-35A assemblato nello stabilimento di Cameri e la consegna a Lockheed Martin da parte di Finmeccanica-Alenia Aermacchi della prima ala completa, ndr) e prosegue per assicurare una stabilità delle attività nel tempo, requisito fondamentale questo per evitare di perdere le risorse fino ad oggi investite, i ritorni industriali e le ricadute occupazionali”. Ad oggi i caccia di quinta generazione contrattualizzati dal nostro Paese sono 8, mentre l’impegno attuale è per 90 velivoli in versione A e B, 75 dei quali per l’Aeronautica, con cui saranno sostituiti 250 tra caccia Tornado e Amx e 15 per la Marina, al posto degli Harrier.
“Ricordo – ha aggiunto il ministro – che l’Italia è stata scelta quale polo di manutenzione di velivoli F-35 schierati in Europa, sia di quelli acquistati dai Paesi europei, sia di quelli statunitensi operanti in Europa. La decisione americana di utilizzare la base dell’Aeronautica di Cameri come unica sede europea per assicurare il supporto del velivolo F-35 è di grande rilevanza per il nostro Paese e consentirà di valorizzare gli investimenti già effettuati per la Faco (Final Assembly and Check Out) in infrastrutture e in equipaggiamenti industriali e porterà al concretizzarsi di notevoli ricadute per l’Italia”. La Faco di Cameri “a pieno regime comporterà un incremento delle persone impegnate direttamente e saranno circa novanta le piccole e medie imprese italiane coinvolte in questo progetto ambizioso e innovativo, che vede l’Aeronautica militare e le industrie italiane operare congiuntamente in una sinergia di intenti che sta già portando benefici concreti al Paese sia – come già detto – in termini occupazionali, che di competitività delle nostre aziende in un comparto produttivo ad alta tecnologia”.