“Un riconoscimento al lavoro svolto”. Così il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ha commentato la notizia del riconoscimento da parte americana del sito di Cameri quale centro principale euromediterraneo per le attività di sustainment degli F-35. “Le strutture poste in essere dalle Forze Armate – ci ha detto il sottosegretario – sono state orientate fin da subito per poter costituire l’hub di riferimento a livello europeo e questo costituirà un ulteriore elemento positivo nella valutazione di un sistema d’arma che non rappresenta solo una spesa, ma che è in grado di generare ritorni economici per l’industria nazionale, piccole e medie imprese incluse”.
Lo stabilimento di Cameri, predisposto per accogliere tutta l’attività MRO&U (maintenance, repair overhaul and upgrade) degli F-35 è stato promosso da un team di esperti del Dipartimento della Difesa Usa, che parallelamente alle aerostrutture ha anche scelto la Turchia quale hub di riferimento per la parte motori, elemento questo che, per qualcuno, potrebbe dare all’Italia la possibilità di negoziare ulteriori attività legate alla manutenzione delle flotte da effettuare sul territorio nazionale. L’Italia, così come la Turchia, avvierà l’attività di MRO&U nel 2018, dopo l’arrivo dei primi caccia alla fine del 2016.
“La conferma darà sicuramente un nuovo impulso all’efficientamento dello stabilimento di Cameri”, ha aggiunto il sottosegretario alla Difesa , spiegando che prima c’erano sì dei contatti con le altre nazioni potenzialmente interessate a venire in Italia per assemblare e gestire le loro flotte di JSF, ma che adesso la via è aperta per “intese pragmatiche”. Domenico Rossi ha altresì dichiarato che la scelta del DoD conferma la linea della Difesa di far capire al Paese che al di là delle “esigenze reali del sistema d’arma esiste tutta una potenzialità di sviluppo all’interno del territorio nazionale”. La scelta non è esclusiva, dal momento che ci potrebbero essere ulteriori esigenze. Se dovesse servire più capacità nell’MRO&U riguardo le aerostrutture – fa sapere il prime contractor del programma Lockheed Martin -, entrerà in gioco il Regno Unito, mentre se le stesse capacità riguarderanno l’F-135 di Pratt&Whitney, Olanda e Norvegia potranno gestire i motori, approssimativamente intorno al 2020.
Su Cameri il nostro Paese ha investito circa 1 miliardo di dollari per la linea di assemblaggio finale e checkout (FACO). Lo stabilimento replica e per certi aspetti supera la prima linea Lockheed Martin di Fort Worth. Il roll-out del primo F-35 assemblato in Italia è atteso prima di marzo 2015, mentre a marzo Finmeccanica-Alenia Aermacchi consegnerà agli Stati Uniti la prima ala completa completamente italiana.