Essere complementari, lavorare assieme al servizio sanitario nazionale, per avere un servizio sanitario efficiente, dato dalla sinergia tra la componente pubblica e quella militare. Questo l’auspicio per il futuro della medicina militare, emerso dal dibattito tra specialisti del settore, avente ad oggetto la “missione della Medicina Aerospaziale”. All’incontro, ospitato nella biblioteca del Senato e presieduto dal capo del servizio sanitario del Comando logistico dell’Aeronautica militare, generale Ispettore Piervalerio Manfroni, hanno partecipato il sottocapo dell’Aeronautica militare, generale Fernando Giancotti e il comandante logistico AM, generale Gabriele Salvestroni. Intervenuto, a chiusura dei lavori, anche il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi.
“La missione della medicina aerospaziale – ha detto il presidente del Senato nel suo saluto di apertura – è quella di selezionare e controllare costantemente i piloti, ma è rivolta anche ad attività di ricerca sui limiti sostenibili dall’uomo, con l’obiettivo primario della sicurezza del volo”. La medicina aerospaziale rappresenta ovviamente una nicchia, ma costituisce, come sottolineato dal generale Salvestroni nel suo intervento , “un osservatorio privilegiato, che produce dati statisticamente rilevanti anche per le altre branche della medicina”, con le quali è necessario fare sinergia. A prova di questo, la presenza al dibattito del prof. Giovanni Arcudi dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha trattato il tema della medicina legale, il Prof. Francesco Tomei dell’Università “La Sapienza”, per il settore della medicina del lavoro, e del Prof. Paolo Zeppilli, dell’Università Cattolica “Sacro Cuore”, intervenuto sulla medicina dello sport. Tutti settori della medicina “tradizionale”, che con quella aerospaziale hanno molti punti di contatto. Basti pensare, ma è solo uno degli esempi, alle sollecitazioni cardiovascolari a cui è sottoposto un pilota di un velivolo ad alte prestazioni e all’attività di un atleta.
La medicina aerospaziale, alla cui base c’è la sicurezza del volo, militare e civile, viene svolta in ambito di Forza Armata, ma l’intento è quello di andare verso un’apertura, spinta anche ad un ambito internazionale. Nella ricerca aerospaziale l’Aeronautica Militare ha collocato le sue migliori risorse a Pratica di Mare, dove ha sede il centro sperimentale volo, che ha un reparto medico dove si studiano le condizioni limite, comprese quelle di esposizione all’ipobarismo, ad una pressione cioè inferiore a quella atmosferica. “Questa attività di ricerca – ci spiga il generale Manfroni – la conduciamo nella camera ipobarica, una delle più moderne d’Europa, dove facciamo sperimentare ai nostri piloti la capacità di resistere a una pressione minore, che significa minor presenza di gas nell’aria, ossigeno compreso, per poi osservare il comportamento del loro corpo, a vantaggio della sicurezza del volo”.
A Pratica di Mare è possibile riprodurre anche il fenomeno della decompressione esplosiva, ovvero la formazione nel velivolo di un foro che potrebbe determinare, attraverso un’uscita dirompente, gravi danni ad un aeromobile, fino alla perdita del velivolo. “In Italia abbiamo la possibilità di sperimentare questo tipo di attività. Manca la centrifuga umana, ma per questo ci appoggiamo alla Germania, dove i nostri piloti (astronauti compresi, ndr) si esercitano a resistere anche a 9G. A fronte delle esigenze – ha concluso il capo del servizio sanitario dell’AM, prossimo a lasciare il suo incarico -, dobbiamo pensare anche in termini internazionali”. Uno dei settori di eccellenza dell’Aeronautica italiana a livello mondiale è sicuramente il trasporto in biocontenimento. “Il servizio sanitario dell’AM – spiega Manfroni – ha sviluppato, nella logica delle sue peculiarità e dell’interscambio con il servizio sanitario nazionale, le sue funzioni su due elementi: il controllo del personale aeronavigante e il trasporto dei contaminati, una specialità nella specialità. Questo meccanismo ci consente di trasportare il malato mettendo in sicurezza sia lui, sia chi lo assiste”.