Un film di Hayao Miyazaki, prodotto da Studio Ghibli, distribuito da Lucky Red di Andrea Occhipinti, durata 126 minuti. Sarà nelle sale il 13-14-15-16 settembre.
“Le vent se lève, il faut tenter de vivre”, l’essenza dell’ultimo film di Hayao Miyazaki è tutta qui, racchiusa in questo verso di Paul Valéry: Si alza il vento. Dobbiamo provare a vivere. Bisogna premettere che l’ultimo lavoro del maestro giapponese del fumetto e del film d’animazione è bellissimo, arriva e colpisce nell’intimo. Si alza il vento è un film delicato, poetico denso di contenuti, simbolismi e sentimenti calati in un tutto armonico che cattura e sbalordisce. Sì, è un film sulla vita, sullo slancio con cui deve essere affrontata seguendo i sogni e le idee ma è anche un film legato alla realtà e alla storia, un particolare momento della storia giapponese: il periodo Taisho (1912-1926) e parte del periodo Showa (1926-1989) gli anni delle seconda guerra mondiale e quelli immediatamente precedenti. E questa è un’ulteriore particolarità dell’opera di Miyazaki , per la prima volta infatti un film prodotto dallo studio Ghibli, racconta la realtà, racconta personaggi realmente esistiti. Il protagonista, Jiro nient’altri è che Jiro Horikoshi progettista di aeroplani della Mitsubishi dalla matita del quale è uscito lo strepitoso caccia A-6M, più noto come Zero, l’elegante aeroplano che ha identificato nell’immaginario collettivo non solo l’aviazione del paese del Sol Levante nel secondo conflitto mondiale, ma anche un mondo e una cultura. Gianni Caproni, Giovanni Battista Caproni di Taliedo, pioniere dell’aviazione italiano che all’inizio del 900 seguendo, come il protagonista, il suo sogno diventerà, partendo, come il protagonista, da un piccolo paese di montagna, progettista eclettico e industriale aeronautico dalla mentalità moderna che influenzerà in modo deciso e indelebile il mondo del volo inteso, come deve essere, senza limiti o confini. Questi ingredienti ai quali non poteva non aggiungersi l’amore per una giovane, bella e sfortunata Nahoko, costituiscono l’impalcatura di un’opera coraggiosa in cui Miyazaki ha voluto cimentarsi con il rischio alto e ben presente, a nostro avviso, di realizzare, a scelta, qualcosa di banale, noioso, scontato, imperfetto, confuso. E invece il film non è niente di tutto questo: è un film sul volo non perché racconti il volo, ma perché lo fa vivere intensamente allo spettatore che si sente immerso e coinvolto nella “follia dell’aria” e si libra e volteggia in compagnia di fantasiosi origami o precise riproduzioni pittoriche dei velivoli Caproni che solcano con eleganza il cielo mettendo ben in risalto il tricolore dipinto sulle ali. Si alza il vento è soprattutto un film sul sogno, soffio della vita, che deve essere perseguito con determinazione con pienezza. Caproni che compare nei sogni di Jiro ed è il suo mentore spirituale, lo sprona a seguire le sue idee a tuffarsi nella loro realizzazione e gli chiede più volte nel film: «ragazzo giapponese stai vivendo appieno la tua vita?». Ecco, immaginate questa intensità di sentimenti, sottolineati da una musica che accompagna le scene dando maggiore forza al racconto, con un’eleganza non comune, e calati in una scenografia che incanta per precisione e cura di ogni dettaglio: le ambientazioni, i paesaggi, sono da mozzafiato, i particolari di una precisione difficile da rinvenire nel cinema d’animazione, ma anche i gesti e le caratterizzazioni dei personaggi .Traspare l’ammirazione per l’Italia, con qualche caduta nei luoghi comuni, come una certa “freddezza” per la Germania. Caproni è tratteggiato con affetto e profondo rispetto, anche se Miyazaki gli attribuisce un piglio, un approccio assertivo che forse non gli apparteneva nella realtà. Maria Fede Caproni, amata figlia che conserva gelosamente ricordi e memorie della famiglia, ce lo racconta invece come un uomo timido, delicato, colto, non particolarmente loquace ma determinato e incantato dalla sua passione: progettare macchine volanti e vederle volare. Esattamente come Jiro.