Si è riunito il Consiglio Supremo di Difesa

Di Stefano Pioppi

Libia, conflitto siriano e integrazione europea della difesa. Questi i temi sul tavolo del Consiglio supremo di Difesa riunitosi ieri al Quirinale per la prima volta dall’elezione di Donald Trump. La riunione è stata presieduta da presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ha visto la partecipazione del presidente del consiglio Matteo Renzi, del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, del ministro dell’Interno Angelino Alfano, del ministro della Difesa Roberta Pinotti, del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e del capo di Stato maggiore della Difesa il generale Claudio Graziano. “Il Consiglio ha fatto il punto di situazione sui principali scenari di crisi e di conflitto e sugli impegni delle Forze armate nei diversi teatri”, si legge in una nota rilasciata dal Quirinale.

Per quanto riguarda la Libia, si sono riconosciuti progressi soprattutto nella lotta al Daesh, nonostante permangano fattori di incertezza e di rischio per la stabilizzazione del Paese. In questo contesto, In Libia, “sembrano aprirsi nuove possibilità negoziali per un rafforzamento e un ampliamento dell’esecutivo che lo pongano in grado di assumere più efficacemente il controllo del territorio e la guida del processo di pacificazione, evitando un inasprimento del confronto tra le fazioni ed il rischio di un nuovo destabilizzante conflitto interno, con i riflessi che esso implicherebbe sui flussi migratori e sulla sicurezza dell’Italia e dell’Europa”, si legge nel comunicato. Il riferimento è chiaramente al governo di Fayez al-Sarraj, vertice dell’esecutivo sponsorizzato dall’Onu e sostenuto anche dall’Italia. Il nostro Paese conferma il suo appoggio al Governo di accordo nazionale (Gna) ma sembra lavorare affinché esso non si fossilizzi su posizioni e composizioni che rischiano di inasprire i già difficili rapporti con altre realtà politiche e non.

Sulla guerra in Siria e Iraq, il Consiglio ha evidenziato la necessità di un accelerazione, “con il coinvolgimento di tutte le parti in causa, del processo negoziale volto a conferire alla regione un assetto post-conflittuale più equilibrato e stabile”. Certo, occorre da subito pensare al dopo, e dunque prevedere “strutture idonee a gestire, in primo luogo, l’immane tragedia umanitaria dei profughi e, successivamente, il difficile processo di ricostruzione istituzionale, economica e sociale delle diverse entità statuali investite dal conflitto”. Evitando errori passati da parte della comunità internazionale, il nostro Paese spinge dunque per un approccio di peace-building e peace-enforcement che sia di prospettiva e che cerchi di intravedere già da ora un processo di stabile ricostruzione statuale.

Dal Consiglio è arrivato poi l’apprezzamento per i recenti sviluppi del processo di integrazione europea della Difesa, in particolare il Piano implementativo proposto dalla Mogherini e approvato dal Consiglio esteri-difesa e la Risoluzione del Parlamento europeo in materia. Il Consiglio supremo di Difesa si dice convinto “che la costruzione della “Difesa europea” debba poggiare innanzitutto su un accordo politico forte, finalizzato all’attuazione di un disegno concreto di ampio respiro e di immediata utilità condivisa”, si legge nella nota ufficiale. Come in passato, la linea europeista italiana è evidente, soprattutto nel considerare l’integrazione della Difesa possibile solo attraverso una maggiore integrazione politica. Tale posizione fu assunta dall’Italia anche durante i primi anni ’50 quando era in vigore l’ipotesi di un Comunità europea di difesa (Ced) poi tramontata nel 1954. Un processo, quello dell’integrazione delle politiche di difesa continentali, considerato comunque parallelo all’Alleanza atlantica, ancora centrale per la sicurezza dell’Europa. “In raccordo con essa (la Nato) – ha aggiunto il Consiglio -, la nuova Difesa europea dovrà costituire un polo coeso e unitario, in grado di condividere con gli Stati Uniti gli sforzi per la governance globale nel segno dello stato di diritto e dello sviluppo”.

Infine, il Consiglio ha fatto il punto sul processo di attuazione del Libro bianco. “Il disegno di legge per l’emanazione di alcuni provvedimenti prioritari e per la delega a successivi specifici dispositivi legislativi – conclude la nota del Quirinale – inizierà a breve l’iter parlamentare”.