Sono sessanta le navi in vendita della Marina

Di Michela Della Maggesa

Come già scritto in occasione della presentazione a Roma dell’evento Seafuture & Maritime Technologies 2016, che si terrà a La Spezia dal 24 al 27 maggio, la Marina militare italiana, visto il considerevole numero di unità in dismissione, è impegnata nella promozione di unità navali retrofittate in Italia a Marine straniere, interessate all’acquisto di navi da guerra dismesse. I nuovi mercati hanno visto l’affermarsi di grandi investitori anche nel comparto difesa, come Cina, Brasile, Turchia, e di una fascia di Paesi che hanno bisogno di coniugare l’esigenza di dotazioni militari e civili con budget limitati e tempi di consegna ridotti. In questo senso – era stato spiegato allora dagli addetti ai lavori – l’offerta di refitting da parte del sistema industriale italiano rappresenta una buona opportunità. Secondo quanto scrive Repubblica in questi giorni, sono 60 le unità navali dismesse da alienare entro il 2025, tra fregate missilistiche, cacciatorpediniere e sommergibili. “Le navi dismesse dalla Marina  –  aveva spiegato l’ammiraglio, Roberto Camerini, comandante marittimo Nord della Marina – rappresentano un buon affare per le marine estere più piccole, perché sono garanzia di affidabilità nel tempo in quanto progettate e costruite in Italia, dove la cantieristica ed il suo indotto sono espressione di altissimo livello tecnologico”. “Speriamo – aveva aggiunto – che molte marine si interessino ad esempio alla classe Maestrale, di cui ne abbiamo ammodernato 4, mentre altre 4 potrebbero essere vendute ad altri Paesi”.   In particolare, nel medio periodo saranno dismesse numerose unità, tra le quali le unità da sbarco classe San Giorgio, le rifornitrici classe Stromboli, i cacciatorpediniere della classe Ammiragli, le fregate classe Maestrale non ammodernate e i sommergibili classe Sauro della III e IV serie.  La Marina del Bangladesh ha già acquisito quattro corvette della Marina militare, attualmente in lavorazione per essere trasformate in pattugliatori della Guardia Costiera, mentre altre quattro unità della classe Lupo sono state vendute al Perù. Il lavoro a monte viene svolto in ambito Segredifesa, in quanto la cessione di unità navali può avvenire tramite accordi governo-governo o di tipo industriale.