La competizione spaziale si gioca su questo pianeta, a colpi di programmazione, investimenti, ricerca e produzione. È quanto emerso dall’evento “Geopolitica ed economia dello spazio”, organizzato ieri a Roma da Aspenia in collaborazione con Leonardo – Finmeccanica. I temi di spazio, difesa, geopolitica ed economia si sono intrecciati armonicamente nel dibattito introdotto da Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo-Finmeccanica, e moderato da Andrea Cabrini, direttore di Class-CNBC. Sono intervenuti l’amministratore delegato di Telespazio Luigi Pasquali, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston, la direttrice dell’Unoosa (United Nations office for outer space affairs) Simonetta Di Pippo, il professore di robotica Jeremy Wyatt e il direttore dell’esplorazione del sistema solare del Jpl (Jet propulsion laboratory) della Nasa Jakob Van Zyl, in collegamento dagli Stati Uniti. Le conclusioni sono state affidate al vertice del Miur Stefania Giannini e a Mauro Moretti, amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica.
Rispetto al passato, quando la competizione bipolare, ideologica e politica, coinvolgeva ogni ambito dello sviluppo economico, l’attuale sfida nel settore spaziale prende il nome di space economy. Con ciò si intende, secondo l’ad di Telespazio Luigi Pasquali, “che il settore spaziale è leva di sviluppo economico e un settore di valenza significativa a livello mondiale”. Questo significa che il Paese deve sfruttare le proprie capacità e potenzialità al meglio per poter trovare il delicato equilibrio tra competizione e collaborazione internazionale e poter continuare ad essere una potenza spaziale (attualmente la sesta al mondo nel settore). Le possibilità ci sono secondo il numero uno di Telespazio (join venture tra Leonardo-Finmeccanica 67% e Thales 33%): “l’Italia possiede la filiera completa di prodotti e competenze”. E su questa deve puntare per affrontare il cosiddetto new space, cioè “la fase di profonda transizione che stiamo vivendo – ha proseguito l’amministratore delegato – con investimenti privati all’interno di un sistema aperto alle tecnologie digitali”. Per poter uscire vittoriosi da questa sfida “bisogna fare i conti con priorità e investimenti, e non sono tutte rose e fiori”, ha ammesso Pasquali. Tuttavia, “l’industria è pronta a continuare a contribuire a questa capacità strategica del Paese”.
Alle parole di Pasquali hanno fatto eco quelle di Mauro Moretti, ad di Leonardo-Finmeccanica e padrone di casa dell’evento. “Nella nostra recente riorganizzazione verso One Company in quattro settori di business ne abbiamo dedicato uno allo spazio”, ha ricordato Moretti. “Leonardo sta investendo e spero di poter dare qualche buona notizia entro la fine dell’anno”. Tuttavia, per affrontare la sfida commerciale, “la dimensione nazionale rischia di essere insufficiente, serve una dimensione europea sufficiente con finanziamenti pubblico-privati”, ha sottolineato l’ad riconoscendo che “il governo italiano sta facendo moltissimo”. Tuttavia, “l’esecutivo ora deve mantenere la rotta e riuscire ad avere più peso in Europa andando a ricoprire non solo posti tecnici ma anche rilevanti cariche politiche”, ha chiesto Moretti. E il ministro Giannini ha risposto all’ad, assicurando l’impegno del governo nel settore spaziale anche nel contesto europeo. Il vertice del Miur ha poi concordato con i rappresentanti dell’industria: l’affermazione del protagonismo del nostro Paese “non può che svilupparsi attraverso un’alleanza strettissima tra pubblico e privato”.
Il presidente dell’Asi Roberto Battiston si è invece concentrato sul passaggio epocale che tutto il comparto spaziale sta sperimentando. “Viviamo uno spostamento importante dal produrre satelliti più piccoli, meno costosi con lanciatori più efficaci, all’imparare a gestire i dati che essi producono”, ha detto Battiston. “La rivoluzione è in atto”, ed è di natura digitale, informativa e dunque economica, politica e normativa. In questo senso, è importante la cooperazione internazionale; perché lo spazio può essere vettore di crescita e sviluppo. E questa è l’idea che si colloca nel cuore dell’azione dell’Unoosa, alle prese con l’organizzazione dell’Unispace+50, la conferenza globale che nel giugno del 2018 definirà le nuove regole del gioco. “Stiamo cercando di creare una Davos per lo spazio”, ha detto Simonetta Di Pippo, direttrice dell’Unoosa. “Cerchiamo di spiegare non cosa ma perché lo facciamo; e la risposta è che le attività spaziali portano una molteplicità di benefici”, ha detto la Di Pippo. E se “la Cina – ha proseguito la direttrice – è il Paese che supporta di più la nostra attività su base opzionale”, la sfida per l’Europa e l’Italia si manifesta chiaramente.