Sthéphane Israël: “L’Italia garantita dalla nuova governance di Arianespace”

Di Michela Della Maggesa

In questa intervista il presidente e ceo di Arianespace, Sthéphane Israël, fa il punto sulla situazione presente e futura del primo operatore al mondo di servizi di lancio, dopo la decisione che il settore dei lanciatori europei dovrà riuscire a sostenersi senza supporto pubblico, assunta all’indomani dell’approvazione dello sviluppo di Ariane 6 e Vega C. I futuri lanciatori sono stati pensati per dare un forte impulso alla competitività del comparto, massimizzandone la redditività.
Cambierà qualcosa nei servizi di lancio con l’arrivo dei nuovi lanciatori dell’Esa, Vega C e Ariane 6?
Arianespace opera per conto dell’Agenzia spaziale europea e al servizio di operatori commerciali e di clienti in tutto il mondo con tre lanciatori: Ariane 5, Soyuz e Vega. In particolare, in base ad un accordo con Esa, abbiamo affidato in esclusiva l’utilizzo di Ariane 5 e di Vega e, grazie ad un accordo con Roscosmos possiamo utilizzare da Baikonour e dalla Guyana francese il lanciatore Soyuz, anch’esso in esclusiva. Questa è la situazione attuale e diventa difficile immaginare che, con l’arrivo di Ariane 6 e di Vega C (le evoluzioni previste di Ariane 5 e Vega, ndr), questo assetto possa essere messo in discussione, ovvero che si possano avere in Europa altri soggetti per la commercializzazione dei lanciatori dell’Esa. I vantaggi nell’avere un unico operatore di lancio sono considerevoli in termini economico-finanziari e di efficacia commerciale.
Perché?
Per il fatto che Arianespace dispone di un’eccezionale forza commerciale e di una capacità tecnica riconosciuta, che sono la chiave del nostro successo e della nostra affidabilità. Tuttavia, bisogna riconoscere che ci stiamo avviando verso un nuovo modello di governance, dove – il condizionale è d’obbligo – Airbus Safran Launchers (ASL, che produrrà Ariane 6, ndr) potrebbe acquisire il 74% del capitale sociale di Arianespace, ovvero il controllo. Stando così le cose è naturale che il nostro secondo prime, Avio-ELV per il lanciatore Vega, desideri vedersi garantito lo sfruttamento commerciale del lanciatore anche nel nuovo quadro che si va delineando. L’Italia ha investito circa un miliardo nel programma Vega ed è normale che chieda che i diritti del lanciatore siano garantiti anche con la nuova governance e che Arianespace sia coinvolta nella commercializzazione del Vega come lo è oggi. Inoltre in futuro, Ariane e Vega non avranno più il sostegno dell’Esa, ma in cambio otterranno dei lanci istituzionali garantiti. In tale contesto ogni lanciatore dovrà pervenire al proprio equilibrio economico, obiettivo determinante per Avio per quanto riguarda Vega, con la particolarità che pur essendo un prime, è azionista di Arianespace nella misura di poco più del 3%, il che suscita degli aspetti di condivisione dei rischi e della responsabilità nel contesto della futura governance di Arianespace e di una gestione senza il sostegno dell’Esa e dei suoi lanciatori.
Esclude dunque un rischio di sbilanciamento a favore del futuro azionista di maggioranza?
Sì, e questo perché ogni lanciatore ha un suo mercato ed anche ben segmentato, oggi lo vediamo bene. I mercati di Ariane 5, Soyuz e Vega non sono gli stessi; qualora dovessero esserci delle sovrapposizioni, è la competitività del lanciatore ad operare la scelta, non Arianespace. Teniamo molto al nostro azionariato europeo, perché consideriamo che il suo ruolo è importante per la creazione di condivisione tra tutti i protagonisti istituzionali e privati attorno ai lanciatori europei. Per motivi di reattività e di competitività sosteniamo il consolidamento di Airbus Safran Launchers, anche se consideriamo l’industria europea dei lanciatori nel suo complesso, così come le Agenzie spaziali europee, con le quali dobbiamo mantenere rapporti solidissimi. Ci auguriamo che nel quadro che si va delineando attorno ad ASL e al nostro azionariato, i nostri azionisti industriali possano trovare un accordo che permetta a ciascuno di loro di sentirsi parte di questa nuova realtà, pur mantenendo stretti legami con l’Esa e il Cnes e le altre Agenzie europee Dlr e Asi. Noi abbiamo una missione che non cambierà ma che si amplificherà con i successi dei programmi Galileo e Copernicus, ovvero garantire all’Europa l’accesso autonomo allo spazio.
Qual è dunque a suo parere l’obiettivo principale dell’assetto che si sta delineando?
Quello che interessa a tutti, industria, Agenzie spaziali e alla stessa Arianespace, è la creazione di un’industria europea di lanciatori ancora più competitiva, con due lanciatori, Ariane 6 nel 2020 e Vega C nel 2018, rispondenti alle esigenze istituzionali e all’evoluzione del mercato e, infine, di un operatore di lancio Arianspace che possa trarre beneficio dall’intensificarsi di questa competitività e che sia più in sintonia con i suoi prime industriali federatisi attorno all’ASL, per Ariane 6, e all’Avio-ELV, per Vega C, e guadagnare in reattività ed efficienza per poter far fronte alle evoluzioni della concorrenza.
Abbiamo parlato di Ariane e di Vega. Che futuro avrà Soyuz con l’arrivo dei nuovi lanciatori?
Quando avremo la piena disponibilità di Ariane 6 e Vega C, Soyuz non avrà più la sua vocazione a lanciare da Kourou i satelliti dell’Unione e dei Governi europei. Detto questo, il lanciatore russo rimane una buona risposta al mercato delle costellazioni: lo si è visto con l’operatore Oneweb, che necessitava di lanciare da più parti e lo ha scelto nell’ambito di un importante contratto di 21 lanci all’orizzonte 2018-2019. Questo evidenzia due dati di fatto: il primo è che Arianespace è un partner solido per Roscosmos; il secondo è che saremo certamente molto contenti di disporre nei prossimi dieci anni di una base di lancio dedicata a Soyuz dalla Guyana. Infatti, il mercato serba sempre molte sorprese e con Soyuz (che il 17 dicembre effettuerà l’ultimo lancio di Arianespace del 2015, il dodicesimo, portando in orbita due satelliti della costellazione Galileo, ndr) avremo un asso in più nella manica, senza che ciò pregiudichi i nostri due lanciatori europei Ariane e Vega.
Come evolverà il mercato nei prossimi anni?
Tenendo conto degli sbocchi commerciali che si aggiungeranno alle prospettive offerte dai programmi nazionali, quelli dell’Esa e quelli della Commissione europea, avremo tre grandi mercati: satelliti per telecomunicazioni, osservazione della Terra e costellazioni, tutti settori per i quali siamo ben posizionati rispetto alla concorrenza. Per quanto riguarda i satelliti per telecomunicazioni, la situazione sta evolvendo grazie al crescente successo della propulsione elettrica e la crescente concorrenza tra lanciatori: stiamo uscendo da un mercato composto da satelliti da 3 o 6 tonnellate – che storicamente corrispondono alla posizione bassa e alla posizione alta di Ariane – per andare verso un mercato in cui le masse e i volumi saranno più diversificati, dalle 2 alle 7 tonnellate. Più duttile di Ariane 5, Ariane 6 saprà adattarsi perfettamente a questa domanda. Per quanto riguarda il mercato legato all’osservazione della Terra, questo sarà il core business del lanciatore Vega, sia dal punto di vista istituzionale che commerciale. In questo settore abbiamo già avuto grandi conferme, come il contratto firmato con la startup Skybox rilevata da Google. Infine c’è l’ampio mercato delle costellazioni, che ancora non si sa bene come evolverà nei prossimi 10 anni. Ad oggi i due principali protagonisti della connessione internet hanno datto fiducia ad Arianspace: O3b, che abbiamo già lanciato tre volte e che rilanceremo altre due volte a partire dal 2018; Oneweb, che ha passato l’ordine fermo per 21 lanci più opzioni. La vera questione nel prossimo futuro è se i satelliti vorranno offrire una soluzione economicamente vantaggiosa per la connessione internet. L’esplosione della domanda globale è stata talmente forte che pensiamo che il satellite sarà una buona risposta, oltre ad offrire delle opportunità di lancio dalle orbite GEO, MEO e LEO.
Per il Vega ci possiamo aspettare altre novità commerciali?
L’anno non è ancora terminato ed è stato un anno denso, in cui abbiamo ricevuto molti contratti per tutti e tre i lanciatori. A inizio 2015 il Vega ha riscosso 3 successi, uno con Skybox, uno con il Perù ed uno con gli Emirati Arabi Uniti. Adesso stiamo negoziando con l’Esa per il satellite ADM-Aeolus e siamo in trattative con la Francia per lanciare il sistema Ceres. Potranno esserci anche altri sbocchi all’esportazione per i costruttori di satelliti europei: la concretizzazione di questi successi sarebbe promettente per Vega.