Avanza il progetto Tempest. Ecco la nuova tecnologia radar

Di michele

Procedono spediti i lavori per il Tempest, il caccia di sesta generazione che vede a bordo Regno Unito, Italia e Svezia. In attesa di capire se (e come) il progetto convergerà con quello franco-tedesco, le attività proseguono su una serrata tabella di marcia che punta all’entrata in servizio del velivolo nel 2035. L’ultima novità arriva dallo stabilimento di Leonardo Uk a Luton, a nord di Londra. La costola britannica dell’azienda di piazza Monte Grappa ha infatti dimostrato le capacità di una nuova tecnologia di allerta radar (tecnicamente radar receiver/warner technology), quattro volte più precisa e dieci volte più contenuta nelle dimensioni rispetto ai sensori esistenti. La dimostrazione in laboratorio è stata rivolta ai rappresentanti del ministero della Difesa britannico e agli altri partner del Team Tempest.

LA TABELLA DI MARCIA

D’altra parte, il ruolo principale di Leonardo Uk è proprio nello sviluppo della sensoristica e nella sua integrazione sulla piattaforma.  “La società – si legga in una nota – è già al lavoro per la realizzazione di alcune delle avanzate tecnologie del nuovo programma, in linea con la tabella di marcia”. Una tabella di marcia svelata a luglio dello scorso anno al salone di Farnborough, con la mossa del governo di Londra in risposta alle mosse di Parigi e Berlino, che già nel luglio del 2017 si erano concretizzate in una prima intesa tra Emmanuel Macron e Angela Merkel per il caccia di sesta generazione franco-tedesco (con la successiva adesione della Spagna). Ma quella del Regno Unito si era dimostrato anche un progetto più che concreto, con tanto di un primo stanziamento da ben 2 miliardi di sterline fino al 2025, destinato al team industriale composto da Bae Systems, Leonardo Uk, Mbda e Rolls Royce. Poi, lo scorso luglio, come previsto, al progetto Tempest ha aderito la Svezia, desiderosa di far salire a bordo il proprio colosso Saab, forte dell’esperienza pluridecennale nella produzione di velivoli caccia, a partire dal più noto Gripen.

L’ADESIONE ITALIANA

A inizio settembre è arrivata anche l’Italia, dopo mesi in cui industria e mondo militare invitavano il ministero della Difesa a procedere in tale direzione. La firma della dichiarazione d’intenti tra i due governi è stata seguita a stretto giro dall’annuncio di collaborazione tra le aziende del Regno Unito (BAE Systems, Leonardo UK, Rolls Royce e MBDA UK) e quelle italiane (Leonardo Italia, Elettronica, Avio Aero e MBDA Italia). La compagine italiana, ha spiegava qualche settimana fa l’ad di Monte Grappa Alessandro Profumo, “partecipa a scrivere la ricetta”, con un ruolo che vanta “come Paese, come insieme di industrie italiane e come Leonardo UK”. La collaborazione si basa su “una grande coerenza operativa”, visto che tra Italia e Regno Unito “si è partiti dai Tornado, si è passati agli Eurofighter, si è andati sugli F-35 e si andrà sul Tempest”. D’altra parte, ha rimarcato il manager, c’è differenza “quando sei partecipante nella scrittura della ricetta con quando porti gli ingredienti”. Sul Tempest, “noi partecipiamo alla scrittura della ricetta”.

LE ATTIVITÀ A LUTON

Le attività di Luton riguardano il ruolo Leonardo Uk. Si riferiscono alla capacità di allerta radar del velivolo, tecnologia utilizzata per rilevare i segnali in radiofrequenza emessi da radar potenzialmente ostili. Si tratta di informazioni che trovano una varietà di impieghi, a partire dall’allerta dell’operatore nel caso in cui un nemico stia cercando di “agganciare” il velivolo. Inoltre, i sensori di questo tipo possono supportare funzioni di intelligence e identificazione. La sfida è pensare agli scenari operativi che ci saranno tra vent’anni.

SCENARI FUTURI

Allora, i radar nemici potrebbero utilizzare una gamma di tecnologie e tecniche software per rendere più difficile l’identificazione dei loro segnali. “Ciò significa – spiega ancora la nota – che i sensori del Tempest dovranno essere capaci di contrastare queste tecniche ed essere sufficientemente flessibili per poter essere aggiornati di pari passo con le minacce emergenti”. Il radar testato a Luton va in questa direzione. La riduzione del peso e delle dimensioni della tecnologia, così come i ridotti consumi energetici, renderanno possibile l’integrazione del sensore in un sistema multifunzionale, anche su altri assetti o componenti del velivolo. Il Tempest non sarà difatti un caccia tradizionalmente inteso, ma un sistema distribuito e connesso. Ci potrebbe essere dunque una serie di sensori multiuso distribuiti attorno al velivolo, capaci di rilevare e monitorare contemporaneamente aerei nemici, missili e altre minacce in arrivo da tutte le direzioni. Dovranno essere pienamente integrati con il radar frontale.

 

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