Nuovo incidente, stavolta militare tra Usa e Cina. Il 30 settembre scorso, il cacciatorpediniere cinese “Luyang” si è avvicinato a circa 40 metri a un cacciatorpediniere americano nel Mar Cinese Meridionale. A rivelarlo in queste ore le immagini e i documenti pubblicati dal quotidiano South China Morning Post.
L’unità cinese – riferisce il portavoce della Flotta del Pacifico, Nate Christensen -, si è avvicinata “pericolosamente” all’USS Decatur, rischiando la collisione. Sempre fonti americane riportano che la nave era impegnata in quel momento in un’operazione di “libertà di navigazione” a 12 miglia dalle isole artificiali di Gaven e Johnson e che la Luyang si è avvicinata in modo “aggressivo, pericoloso e non professionale”.
Per evitare la collisione, la Decatur ha effettuato una manovra rapida, cambiando rotta. “Il 30 settembre, senza il permesso del governo cinese, il cacciatorpediniere Uss Decatur è entrato nelle acque delle isole Nansha, costringendoci ad agire per espellere la nave da guerra”, riferisce la portavoce del ministero degli esteri cinese, Hua Chunying, che ha invitato gli Stati Uniti a “correggere immediatamente i suoi errori e a fermare questo tipo di azioni provocatorie”.
Secondo la trascrizione pubblicata dal quotidiano, l’unità statunitense avrebbe risposto agli avvertimenti cinesi, dicendo di condurre “un passaggio inoffensivo” e di considerare la mossa cinese “una violazione del diritto di navigazione”. La Cina, contrariamente agli Usa, che in quella zona hanno in essere una serie di operazioni che coinvolgono anche Paesi alleati, considera il Mar Cinese Meridionale di proprietà esclusiva.
L’oggetto della contesa è storico, e cioè la navigazione in un bacino tra i più rilevanti al mondo per questioni geopolitiche ed economiche (è attraversato da traffici commerciali cospicui e ricco di materie prime). Da tempo la Cina rivendica la propria sovranità su queste acque, in particolare su quelle dell’arcipelago delle Spratly, conteso da molti degli altri Paesi rivieraschi (Vietnam, Filippine, Malesia, Taiwan e Brunei). Da altrettanto tempo Pechino ha predisposto una vera e propria militarizzazione del Mare in questione, compresa l’edificazione di isole artificiali (da secche e reef) trasformate in veri e propri avamposti di guerra. Gli Stati Uniti, oltre a rispondere alle logiche di competizione globale con la Cina (descritta in tutti i documenti strategici dell’attuale amministrazione americana), premono per difendere gli interessi di alcuni alleati storici, e lo fanno promuovendo la libertà di navigazione e dispiegando ingenti unità militari.
“Le nostre forze continueranno a volare, navigare e operare ovunque lo consenta il diritto internazionale”. La manovra cinese “è stata molto pericolosa; i capitani diventano molto nervosi quando imbarcazioni si avvicinano oltre le mille yard”, ha spiegato alla Cnn Carl Schuster, già capitano della US Navy. Recentemente, di fronte all’Assemblea generale della Nazioni Uniti, il presidente Donald Trump ha accusato la Cina di tentare interferenze nelle elezioni di mid term a danno dei repubblicani. “Non vogliono che vinciamo perché sono il primo presidente che sfida Pechino sul commercio”, ha detto.