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Dalla mezzanotte di sabato 18 luglio il molo D dall’aeroporto di Fiumicino è tornato di nuovo disponibile, in seguito al via libera ottenuto dalle autorità competenti. Dopo questa decisione il Leonardo da Vinci è stato nuovamente avviato alla sua piena operatività, in accordo con quanto disposto da Enac. A stagione estiva inoltrata, con agosto alle porte, era urgente una soluzione per il terminal 3.
Nei giorni scorsi era stato il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, a riunire Asl, Iss, Enac, Adr e l’assessorato all’Ambiente del Comune di Fiumicino, chiedendo a tutti quanti tempi certi sulla riapertura del molo D. Gli ultimi risultati delle analisi sulla qualità dell’aria, pubblicati venerdì, si sono rivelati positivi, permettendo di tornare alla piena operatività del terminal in tempi rapidissimi.
Dall’incendio che il 7 maggio aveva pesantemente danneggiato il terminal 3 non si erano mai interrotte le polemiche. Adr sottolinea che lo scalo è comunque riuscito a garantire, grazie alla collaborazione delle compagnie aeree e di tutti gli attori aeroportuali, la connettività del Paese. Purtroppo, questo non è bastato a evitare del tutto file e disagi per i passeggeri in transito.
In queste nove settimane, le indagini effettuate dalla magistratura avevano rilevato problemi connessi non soltanto alla salubrità dell’aria nella struttura in seguito al rogo, ma anche alla sicurezza di chi lavora quotidianamente nel terminal, o comunque vi transita.
Dalle attività di indagine era emersa la presenza in tutti i terminal, tra il controsoffitto e il tetto, di un materiale inidoneo, in quanto non ignifugo. Qualcosa di simile alla plastica, che avrebbe favorito il propagarsi delle fiamme nella notte del 7 maggio. Ma la principale controversia aveva riguardato la presenza di contaminanti nell’aria. A fine giugno l’Istituto superiore di sanità rilevava diossina negli ambienti per un valore 30 volte superiore al limite consentito. L’Ente nazionale per l’aviazione civile, nonché il gruppo Adr, sostenevano invece che i valori di sostanze inquinanti fossero in linea con le soglie fissate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con riferimento agli ambienti industriali. L’origine della discordanza? L’Iss ha considerato l’aeroporto come un ambiente “civile”, mentre l’Enac e Adr lo classificavano come “industriale”: a seconda della qualifica formale, la normativa applicabile varia in maniera significativa. Riguardo al tema della salubrità dell’aria, Adr ha comunque precisato di aver sempre seguito il “principio di precauzione”, a tutela dei lavoratori, facendo riferimento ai parametri individuati in Germania, unico Paese Ue ad aver elaborato una disciplina specifica in materia.
La vicenda si conclude felicemente, ma ha costituito sicuramente un danno economico per Alitalia. La compagnia infatti, dopo il rinnovo avvenuto solo pochi mesi fa con l’ingresso di Etihad Airways nel capitale societario, punta proprio sull’utilizzo e lo sviluppo del terminal 3 per rilanciare l’attività. Nel weekend della riapertura, secondo le stime, hanno transitato nel terminal 280 mila passeggeri. Come spiegano fonti aeroportuali, le compagnie aeree si stanno riorganizzando alla luce delle nuove disposizione e le operazioni nel principale scalo italiano stanno procedendo regolarmente.