Le piroette di Trump sull’articolo 5 della Nato

Di Emanuele Rossi

Venerdì, il presidente americano Donald Trump ha annunciato, a sorpresa, che il suo Paese si impegnerà nell’Articolo 5 dell’Alleanza Atlantica, che è quello della difesa collettiva, finora applicato una sola volta su richiesta americana quando l’amministrazione Bush dichiarò che gli Stati Uniti erano sotto attacco dei talebani afghani protettori di al Qaeda dopo l’attentato dell’11 Settembre, e scattò un’operazione congiunta (tuttora in piedi).

La dichiarazione
Durante una conferenza con il presidente romeno Klaus Iohannis, Trump ha risposto a una domanda di un giornalista dicendo che che “sta impegnando gli Stati Uniti sull’Articolo 5″, lasciando stupito per primo l’omologo europeo al suo fianco (che rappresenta uno dei Paesi maggiormente coinvolti nel contenimento delle interferenze russe sul fronte orientale dell’Alleanza Atlantica). Della cosa pare non ci fosse traccia nella sua dichiarazione preparata a margine dell’incontro col capo di Stato, e dunque sembrerebbe che il presidente americano abbia deciso di confermare il proprio impegno su uno dei punti chiave della Nato rispondendo a una domanda che non girava nemmeno troppo esplicitamente sul concetto.

Il precedente
Il motivo di queste sottolineature, e dello stupore su un argomento che invece dovrebbe essere implicito (chi è membro Nato deve sottoscrivere l’intero Trattato, e che lo rispettino gli Stati Uniti, che dell’alleanza sono la guida, dovrebbe essere abbastanza scontato), è il rifiuto di menzionare esplicitamente l’articolo nelle dichiarazioni di rito durante il vertice Nato del 25 maggio a Bruxelles. In quell’occasione Trump decise di tagliare dal suo discorso le 27 parole del passaggio: “Siamo di fronte a molte minacce, ma sono qui davanti a voi con un messaggio chiaro: l’impegno degli Stati Uniti per la Nato e l’articolo 5 è incrollabile”. La decisione aveva sollevato parecchie polemiche tra gli alleati, e spiazzato molti dello staff del presidente americano, come il capo del Pentagono e quello del Consiglio di Sicurezza nazionale, che non erano stati avvisati prima di sentire Trump pronunciare il discorso.

Quando la Nato era obsoleta
Per Trump, l’impegno nell’Articolo 5 chiude il giro sulla completa revisione della propria posizione a proposito della Nato, considerata “obsoleta” ai tempi della campagna elettorale, quando l’ancora candidato repubblicano aveva anche parlato della possibilità che Washington decidesse di rispondere in difesa di un’eventuale aggressione contro un alleato, previa valutazione delle regolarità di quell’alleato stesso sul mantenimento dell’impegno sul 2 per cento di Pil di investimenti militari.

‘Non è obsoleta, perché fa come dico io’
Poi a metà aprile Trump ha ospitato alla Casa Bianca il segretario generale dell’alleanza Jens Stoltenberg, e ha dichiarato che “la Nato non è più obsoleta”, perché stava spostando il focus sul terrorismo come lui aveva suggerito (in realtà la Nato combatte il terrorismo dal 1980, ed è impegnata in una guerra al terrorismo in Afghanistan). Poi c’è stato il vertice di fine maggio, in cui il presidente americano ha focalizzato sulle spese la sua azione, chiedendo il rispetto dell’accordo sul 2 per cento chiuso in Galles nel 2014 (in realtà l’intesa, rispettata da pochissimi membri, tra questi gli Stati Uniti, ha come obiettivo il raggiungimento di un uguale livello di investimenti in 10 anni). Il concetto economico è stato molto ribadito da Trump durante una cena a porte chiuse che si è tenuta il 25 maggio a Bruxelles, e che è stata definita “terribile, un disastro” da una fonte di Foreign Policy per quanto l’impatto di Trump sia stato negativo e abbia indispettito gli alleati.

La leadership globale
Il 6 giugno il ministro della Difesa canadese ha annunciato che il suo Paese aumenterà la spesa militare perché gli Stati Uniti si stanno ritirando dalla leadership globale. Per Trump potrebbe essere anche letto come una sorta di successo, perché significa che è passato il messaggio iper-trumpiano secondo cui l’America non sarà più lo scudo onnicomprensivo degli alleati (piena ottica “America First”); ma allo stesso tempo la necessità di ribadire l’impegno nel concetto di difesa congiunta su cui si basa la Nato (anche sotto le pressioni di una serie di congressisti, arrivate attraverso lettera esplicita datata 8 giugno) è un segnale che difficilmente gli americani potranno abdicare da quel ruolo di leadership. Venerdì la Casa Bianca ha fatto sapere che il prossimo viaggio all’estero di Trump sarà in Polonia, dopo il G20 tedesco: Varsavia è un altro dei paesi che, come i Baltici, risente da vicino la longa manus russa.

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