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Dopo i cinguettii delle ultime settimane, il presidente eletto Donald Trump ha incontrato i vertici di Boeing e Lockheed Martin. A inizio dicembre, il tycoon aveva criticato tramite il social network sia i costi per il nuovo Air Force One, Boeing 747-8, sia quelli per il programma F-35, di cui Lockheed Martin è prime contractor. In quelle occasioni, i tweet non erano stati privi di conseguenze, provocando la flessione in borsa dei titoli delle suddette aziende, ma anche di quelle ad esse connesse, compresa Leonardo-Finmeccanica che aveva registrato un riduzione del valore delle proprie azioni. Un doppio colpo non da poco, considerando che si tratta delle due maggiori industrie statunitensi nel settore difesa.

Il ceo di Boeing Dennis Muilenburg e quello di Lockheed Martin Marillyn Hewson, come riportano USA Today DefenceNews, hanno avuto incontri individuali con Trump presso il resort di Palm Beach, in Florida, dove il presidente eletto trascorrerà le festività natalizie. A margine dell’incontro, Muilenburg, primo a parlare con il magnate, ha definito la riunione “molto produttiva”. Il numero uno del costruttore statunitense ha assicurato a Trump che i costi per il programma di sostituzione dell’Air Force One (i 747-8 rimpiazzeranno i 747-200) non supereranno i 4 miliardi di dollari, soglia che il magnate aveva indicato nel tweet. “Ho potuto dare al presidente eletto il mio personale impegno a nome della Boeing Company”, ha detto il ceo. “Lavoriamo all’Air Force One – ha aggiunto – perché è importante per il nostro Paese e vogliamo essere sicuri che abbia le migliori capacità e che sia realizzato convenientemente”. Trump, interrogato sull’incontro, ha affermato: “credo che stiamo cercando di tagliare un’incredibile somma di denaro dal programma”.

Il tweet contro l’Air Force One era arrivato il 6 dicembre. Solo sei giorni dopo il cinguettio presidenziale aveva colpito il programma del F-35, caccia multi ruolo di quinta generazione con enormi capacità di raccolta, elaborazione e comunicazione dati a cui gli Stati Uniti intendono affidare il loro potere aereo. “Miliardi di dollari possono essere risparmiati sulle commesse militari (e sulle altre)”, aveva detto Trump rivolgendosi all’F-35. Come era prevedibile, la funzione del tweet, così come per quello contro il programma di Boeing, era puramente negoziale, tesa ad accrescere potere contrattuale in sede di discussione costi. Lo ha ammesso lo stesso Trump dopo l’incontro con Hewson, numero uno di Lockheed Martin, affermando: “Sto cercando di far scendere i costi degli F-35; siamo solo all’inizio, è una danza, un piccolo passo di danza, ma stiamo per ottenere dei costi più bassi e fatti meglio”. Hewson ha abbandonato il resort senza lasciare dichiarazioni. Più tardi, una nota della società firmata dallo stesso ceo, definiva “produttiva” la riunione tra i due. “Ho apprezzato l’opportunità di discutere l’importanza del programma F-35 – scrive Hewson – e i progressi che abbiamo fatto nel portare i costi. L’F-35 è un programma fondamentale per la nostra sicurezza nazionale, e ho trasmesso il nostro continuo impegno a fornire un aereo a prezzi accessibili per i nostri militari degli Stati Uniti e i nostri alleati”. Già Jeff Babione, general manager del programma, in occasione della consegna dei primi due caccia a Israele, aveva risposto al tycoon specificando che “il costo dell’areo nel 2019-2020 arriverà a 85 milioni di dollari, meno di qualsiasi aereo di quarta generazione al mondo”.