Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dato mandato al Pentagono di creare una “Space Force”, una sesta forza armata in seno al Dipartimento della Difesa, in questo momento al lavoro per capire come procedere nella costituzione di un nuovo soggetto militare. “Comprendiamo la linea del Presidente – fa sapere la portavoce del Pentagono, Dana White -. Ci attiveremo sulla questione, che ha implicazioni per intelligence, Aeronautica, Esercito, Corpo dei Marine e Navy. “Sarà un processo – ha aggiunto – che riceverà il contributo di tutti i soggetti coinvolti”.
La questione non è delle più semplici, sottolinea la stampa americana, e presenta molte incognite, a cominciare dal supporto non scontato del Congresso, dalle tempistiche e dalla natura stessa della nuova entità che potrebbe, il condizionale è d’obbligo, confluire con una propria identità nell’Aeronautica militare statunitense o avere un dipartimento ed un budget separati. “Non sappiamo ancora che cosà farà una Space Force, chi ci starà dentro e nemmeno quanto costerà”, sottolinea il senatore repubblicano Mike Turner, tra i principali oppositori ad una sesta forza armata spaziale, ribadendo che la decisone spetta al Congresso. A complicare le cose e a infervorare le critiche, la complessità di un processo, che una volta approvato, comporterebbe, oltre allo stanziamento di nuovi fondi (da allocare dopo il 2019), implicazioni legali, nonché la messa a punto di nuove dottrine e di nuove relazioni tra comandi.
“Abbiamo l’Aeronautica militare e avremo la Forza Spaziale. Separata, ma uguale”. Ha detto Donald Trump in apertura del consiglio spaziale nazionale alla Casa Bianca. L’intenzione del Presidente per alcuni esperti, sarebbe quella di avere un servizio indipendente, con uniforme propria, budget indipendente e autonoma catena di comando, anche se connesso con l’USAF, che oggi ha la responsabilità dell’attività spaziale, unitamente a Marina ed Esercito, che gestiscono separatamente alcuni programmi spaziali e a cui spettano funzioni di difesa missilistica. Il comando spaziale dell’Aeronautica è composto da 38.000 addetti e comporta una spesa media di circa 10 miliardi l’anno.
“Non vedo la necessità di una nuova forza armata apsziale – spiega ad Airpress il generale Mario Arpino, ex capo di stato maggiore della Difesa -, soprattutto per gli Stati Uniti, che hanno già il loro comando aerospaziale”. In seno all’Aeronautica Usa esistono infatti due gruppi operativi, entrambi con sede in Colorado, deputati ad operare in questo specifico settore. Si tratta del 527° “Space Aggressor Squadron”, che ha il compito di studiare, riprodurre e sperimentare i mezzi di contrasto spaziale dei potenziali avversari (leggi Cina) ed il 76° Space Control Squadron, che ha come missione quella di sperimentare modelli e prototipi per la guerra nello spazio. “Entrambi i gruppi, che a questo punto potrebbero venire potenziati dall’amministrazione Trump hanno rispolverato elementi usciti durante la presidenza Reagan, quando si voleva indebolire la Russia facendogli spendere ingenti somme di denaro nella ricerca legata alle attività spaziali belliche”.
Una Space Force, sottolinea Arpino “potrà anche essere ipotizzata come evoluzione dell’aeronautica, ma solo tra decine e decine di anni. Anche agli albori della missilistica tutti avevano preconizzato la fine dell’aeronautica così come la conosciamo oggi. Non è successo allora e non vorrei che oggi si facesse lo stesso errore di valutazione”. “Le aeronautiche moderne – conclude il generale Arpino – sono alla ricerca di una nuova identità, spinte anche dalla nuova frontiera del suborbitale, che si attuerà solo tra diversi anni”.
L’obiettivo generale dell’amministrazione Trump è essenzialmente quello di superare nel settore spaziale nazioni come la Cina e la Russia, da cui gli Usa dipendono ancora per mandare i propri astronauti nello spazio con la Soyuz dal pensionamento dello Space Shuttle, avvenuto nel 2011. “L’America – ha detto Trump – è stata la prima sulla Luna e sarà sempre la prima nello spazio. Non vogliamo che gli altri Paesi ci guidino, saremo sempre leader”.
La direttiva data al Dipartimento della Difesa al fine di proteggere le risorse spaziali statunitensi gestendo l’orbita terrestre bassa è ampia e mira anche a “ridurre la crescente minaccia dei detriti orbitali nell’interesse di tutte le nazioni”, spiega la Casa Bianca. Inoltre ha lo scopo di razionalizzare i processi normativi che hanno ostacolato gli sforzi commerciali volti a sviluppare i lanciatori e i sistemi di esplorazione spaziale. La terza Direttiva sulla politica spaziale fornisce infine linee guida e orientamenti per garantire che gli Stati Uniti possano fornire un ambiente sicuro per operare in presenza di un aumento del traffico commerciale nello spazio.