Nel corso degli ultimi 3 anni il più piccolo tra i lanciatori dell’Agenzia spaziale europea Vega (che a inizio mese ha effettuato la sua sesta missione, portando in orbita la sonda dell’Esa LISA Pathfinder) ha dimostrato al mercato la capacità di soddisfare le necessità di diversi clienti, portando in orbita satelliti diversi in svariate missioni. Adesso, con la fine del supporto istituzionale ai lanciatori, anche il Vega, che si avvia verso le versioni evolute, dovrà riuscire a sostenersi da solo da un punto di vista commerciale. “Come prime contractor del Vega – afferma Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio, la società che a Colleferro sviluppa e produce circa il 65% del lanciatore – auspichiamo, così come già riconosciuto dall’Agenzia spaziale europea e da quella italiana, di poter incidere efficacemente sull’attività di vendita del lanciatore, anche quando la società che oggi lo commercializza in esclusiva, Arianespace, vedrà mutata la governance ed avrà come azionista di maggioranza la joint venture Airbus Safran Launchers”, che ha il ruolo di prime contractor dell’altro lanciatore europeo: Ariane. “E’ importante – ha aggiunto Ranzo – che ciascun prime contractor abbia un controllo sulla commercializzazione del rispettivo lanciatore per competere al meglio in un mercato mondiale sempre più sfidante, che si sta rapidamente privatizzando” . L’Italia ha investito circa un miliardo nel programma Vega, che assieme agli altri lanciatori garantisce all’Europa l’accesso allo spazio. Anche per questo motivo e in considerazione delle importanti ricadute economiche ed occupazionali, connesse con la produzione del Vega, il sistema Paese vorrebbe impedire uno sbilanciamento, almeno potenziale, a favore della joint venture francese. A garantire il ritorno di questo investimento strategico è impegnato il governo, a cominciare dal premier Renzi, insieme ai ministri Giannini (ricerca), Pinotti (difesa) e Guidi (sviluppo economico).