La competizione globale si sposta nello Spazio. Lo ha certificato ieri il vertice di Londra tra i capi di Stato e di governo della Nato, sancendo l’estensione della difesa collettiva anche oltre i confini dell’atmosfera. Per ogni Paese membro, Italia compresa, ciò avrà conseguenze in termini di intese spaziali (ormai in una logica transatlantica) e di prodotti da sviluppare, visto che l’Alleanza richiederà requisiti comuni. Centrale nei rapporti strategici, lo Spazio resta poi un’opportunità di sviluppo economico. In Italia il settore vale 2 miliardi all’anno di prodotto industriale, con 250 aziende coinvolte (per l’80% Pmi) e settemila occupati, il 15% in più rispetto a cinque anni fa. Si calcola che ogni euro investito nello Spazio ne generi sul sistema economico da quattro a sette. È la New Space Economy, che poggia sulla collaborazione pubblico-privata e su cui il nostro Paese vuole essere protagonista. È scritto negli Indirizzi di governo in materia spaziale e aerospaziale, siglati dal premier Giuseppe Conte lo scorso marzo, e dimostrato dall’Intergruppo parlamentare aerospazio che, ricostituito a giugno, conta ormai circa 90 adesioni tra deputati e senatori, più che bipartisan…