Cinquant’anni il prossimo anno, Loccioni sta lavorando per allargare all’aerospazio il proprio core business: sistemi automatici di misura e controllo, per testare e qualificare prodotti e processi per migliorarne la qualità. L’impresa di Ancona – quattro sedi all’estero (Washington, Stoccarda, Shanghai e Nagoya) e installazioni in 45 Paesi -, ha tra clienti e partner i big mondiali nei loro mercati di riferimento, dall’automotive, all’elettrodomestico, dall’ambiente, al medicale. In particolare, per quanto riguarda il settore aerospaziale i servizi innovativi offerti dall’impresa italiana comprendono soluzioni di misura, automazione e controllo qualità per processi, sistemi e componenti aeronautici e aerospaziali. Il metodo operativo di Loccioni è trasversale ad ogni settore, “realizzare soluzioni chiavi in mano” a forte know-how tecnico e di innovazione, integrando tecnologie acquisite tramite collaborazioni con Università e Centri di Ricerca, sviluppate internamente e trasferite nei processi produttivi e comunicativi di industria e servizi. L’arrivo all’aerospazio di Loccioni e le strategie ce le spiega Alessandro Ragnoni, responsabile sviluppo mercato aerospace per il gruppo.
Il vostro business vede settori molto diversi tra di loro, cosa li accomuna?
Il nostro core business è la misura. Misurare per testare e qualificare prodotti e processi in diversi campi. Siamo partiti dagli elettrodomestici, per spostarci poi su altri settori, che vanno dal medicale all’automotive. Ma anche ambientale e energia. Nel tempo, per ognuno di questi settori abbiamo raccolto sfide e sviluppato competenze che abbiamo poi trasferito ad altri processi ed altri mercati. La missione rimane la stessa in ogni settore: misurare per migliorare, occupandoci primariamente del benessere della persona e del pianeta.
Come siete arrivati all’aeronautica e allo spazio?
Essendo un’impresa a respiro internazionale, con l’aeronautica e l’aerospazio abbiamo contatti da tempo. Per noi aerospace significa migliorare la sicurezza, l’efficienza energetica e i processi produttivi dei velivoli. Abbiamo ricevuto negli anni diverse visite da parte di esponenti del settore (tra questi anche gli astronauti Guidoni, Nespoli, in questo momento impegnato sulla Stazione Spaziale Internazionale, ndr, e da ultimo il gen. Vittori), che ci hanno portato una visione degli scenari e delle evoluzioni che caratterizzano quel tipo di mercato. Sin dalla fine degli anni 80 abbiamo avuto opportunità di lavoro in ambito aeronautico (parliamo di impiantistica e ground test control) poi qualche anno fa abbiamo raccolto una serie di nuove sfide che in pochi anni ci hanno consentito di lavorare fianco a fianco con i costruttori di motori, principalmente nel supporto al testing turbine e parti motore, e con i costruttori di velivoli, che aiutiamo a migliorare i processi di produzione. Lo spazio, per certi aspetti speculare al mondo aeronautico, è arrivato dopo.
Quali sono le differenze tra i due segmenti per quanto riguarda i vostri servizi?
Lo spazio è caratterizzato da processi e componenti altamente critici (talvolta più critici rispetto all’aeronautica), perché si lavora in condizioni ancora più al limite, in un ambiente dove il sistema deve garantire continuità di funzionamento e dove è impossibile fare manutenzione in senso classico. E’ quindi un settore dove abbiamo capito che gli aspetti di “testing & validation”, durante la fase di design prima e produzione dei sistemi poi, hanno un grande impatto sulla programmazione dei tempi e dei costi. Questo c’è sempre stato, ma adesso è ancora più vero perchè lo spazio sta affrontando delle sfide nuove.
Quali sono?
C’è un aumento dei numeri di produzione innanzitutto, la miniaturizzazione di alcune componenti e una crescente complessità delle architetture dei sistemi. Tutto questo mette lo spazio in comunicazione con il mondo da cui proveniamo.
Come vi state proponendo al mercato in questo particolare settore?
Oltre alle competenze nel testing e nell’integrazione della misura all’interno degli attuali processi industriali, da anni lavoriamo a progetti (europei e nazionali) che affrontano sfide tecnologiche poi confluite nell’orbita della ormai nota Industry 4.0: interazione uomo-robot, sistemi cyber-fisici, internet delle cose. Nel complesso abbiamo sviluppato una serie di competenze che stiamo cercando di trasferire alla filiera dello spazio. Quest’anno le attività di sviluppo del network sono culminate nell’organizzazione, , qua in Loccioni, di un evento dedicato, il primo “Aerospace Dialogues”. Il format che ci auguriamo possa essere replicabile, anche annualmente, nasce da un confronto con il gen. Vittori (Space Attaché dell’Ambasciata Italiana a Washigton) e ha lo scopo di riunire i principali player italiani per mettere a rete le competenze e creare ponti con i principali mercati, tra cui quello statunitense.
Sta cambiando il modo di fare business nello spazio?
La nostra sensazione è che i meccanismi di programmazione e finanziamento di progetti e missioni stiano cambiando. Nella space economy si stanno affacciando i privati e quindi modelli di business nuovi. Anche gli attori tradizionali hanno bisogno di fare squadra con altri, “smart” da un punto di vista tecnologico. Da questo punto di vista abbiamo notato interesse alle applicazioni innovative da noi sviluppate per altri mercati e al nostro modo di approcciare la customizzazione di ciascuna soluzione.
Prossime sfide?
Obiettivo dello Spazio 4.0 (nella definizione di ESA) è aprire lo spazio a tutti. Questo si può fare solo vincendo le sfide che la space economy propone. Molte di queste sfide risiedono nel dialogo tra la molteplicità di attori coinvolti: non più solo pochi governi ma un network fatto anche di imprese tecnologiche, università e cittadini che guardano allo spazio come un’opportunità. Per noi la sfida è supportare, con le nostre competenze, l’evoluzione dei processi e dei prodotti per consentire ai nuovi modelli di business di essere sostenibili. Noi ci muoveremo secondo le nostre linee guida: individuare progetti coerenti e sfidanti, che vengono da attori top player di settore. Le prime trattative sono già in corso.