PRISMA un occhio differente sul pianeta

Di Michela Della Maggesa

Si avvicina il lancio di PRISMA (PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa). La missione dell’Agenzia spaziale italiana partirà infatti dalla base spaziale europea di Kourou la notte tra l’8 ed il 9 marzo prossimo, a bordo di un lanciatore Vega, dell’Agenzia Spaziale Europea. Dalla sua orbita, a circa 620 chilometri di quota, PRISMA guarderà la Terra su scala globale con occhi diversi essendo dotato di una innovativa strumentazione elettro-ottica. Il satellite italiano osserverà il pianeta con lo strumento iperspettrale operativo più potente al mondo, in grado di lavorare in numerose, strette e contigue bande disposte dal visibile al vicino infrarosso (VNIR, Visible and Near InfraRed) e fino all’infrarosso ad onde corte (SWIR, Short Wave InfraRed).

PRISMA rappresenta un’eccellenza a livello globale, “che – spiega Asi – mette in luce le capacità del nostro Paese di fornire un sistema spaziale chiavi in mano, dalla progettazione alla realizzazione, dal lancio alla gestione dei dati a terra. PRISMA è stato realizzato da un RTI, Raggruppamento Temporaneo di Imprese, guidato da OHB Italia, responsabile della missione e della gestione dei tre principali segmenti (terra, volo e lancio), e Leonardo, che ha realizzato la strumentazione elettro-ottica. A definire ancor meglio il profilo nazionale è il lancio che avverrà con il vettore Vega prodotto per il 65% a Colleferro da Avio. Il centro di controllo della missione è stato realizzato da Telespazio, mentre l’acquisizione e l’elaborazione dei dati avverrà dal Centro Spaziale di Matera.

La missione potrà dare un contributo senza precedenti all’osservazione dallo spazio delle risorse naturali e allo studio dei principali processi ambientali (es. interazioni tra atmosfera, biosfera e idrosfera; osservazione dei cambiamenti dell’ambiente e del clima a livello globale; effetti delle attività antropiche sugli ecosistemi). Nell’ambito applicativo, PRISMA sarà in grado di fornire informazioni a supporto delle opere di prevenzione rispetto ai rischi naturali (come quello idrogeologico) ed antropici (tra cui l’inquinamento del suolo), del monitoraggio dei beni culturali, delle azioni di ausilio alle crisi umanitarie, delle attività agricole e di sfruttamento delle risorse minerarie.

A differenza dei sensori ottici passivi satellitari attualmente operativi, che registrano la radiazione solare riflessa dal nostro pianeta in un numero limitato di bande spettrali – tipicamente al massimo una decina – la strumentazione a bordo del satellite PRISMA è infatti in grado di acquisirne 240 (239 bande spettrali più il canale pancromatico); ciò permetterà di raffinare le conoscenze riguardanti le risorse naturali ed i principali processi ambientali in atto, come i fenomeni legati al cambiamento climatico. La tecnologia iperspettrale permette, infatti, di vedere più dell’occhio umano e di riconoscere non solo le forme degli oggetti ma anche quali elementi chimici contengono. Lo strumento di PRISMA sarà in grado di analizzare questa firma viaggiando a 27.000 km all’ora, e potrà identificare un oggetto o risalire alle caratteristiche di un’area sotto osservazione.