La corsa di Avio verso lo Spazio​

Di Valeria Serpentini

A pochi chilometri da Roma, Avio sta portando avanti un promettente progetto di crescita, sia in termini di sviluppo economico sia tecnologico. L’azienda, che a inizio 900 sviluppava esplosivi, si è nel tempo adattata alle esigenze della società e oggi è leader mondiale nel settore dei lanciatori spaziali.

A Colleferro stanno per essere ultimati i lavori del nuovo stabilimento che ospiterà la produzione del motore P120; si prepara il viaggio del primo motore Z40 (secondo stadio del Vega C) che sabato andrà in Sardegna per la cosiddetta “prova al banco” prevista per fine anno; e si continua a produrre segmenti dei lanciatori per voli programmati da qui al 2021.

Durante una visita in Azienda l’amministrare delegato Giulio Ranzo ha ricordato che Arianespace ha già firmato un contratto per dieci lanci di Vega che saranno effettuati entro il 2019: sei con la versione attuale e quattro con il Vega C, il cui primo volo è previsto nel 2019.

Intanto, guardando più vicino, a marzo si concludono i lavori del nuovo stabilimento del P120, motore a propellente solido. La cosa interessante, è che qui si stanno ottimizzando sempre più i costi. I grandi spazi, infatti, hanno permesso di creare un ambiente di lavoro unico che abbatte i costi (sia in termini di denaro sia di tempo) di trasporto – seppur minimo – che oggi si richiedono per portare i componenti dei lanciatori da una fase all’altra della produzione. Si calcola che il risparmio possa essere di oltre il 20%. A pieno regime lo stabilimento sarà in grado di produrre 18 motori l’anno.

Sul fronte economico, oltre al recente rimborso, Avio ha sottoscritto un nuovo finanziamento di 40 milioni di euro con la Banca europea per gli investimenti. Da notare che se il precedente finanziamento aveva il 4% di interessi, ora la percentuale è scesa all’1%, salvaguardando le casse dell’azienda. Buone notizie anche sul fronte borsistico, dove, come ricordato da Ranzo, l’azienda ha raggiunto un +28% rispetto al suo ingresso del 12 aprile scorso, passando da 290 a 372 milioni di euro. Il prezzo di ogni singola azione è salito del 12%, arrivando a 14,8 euro.

Il finanziamento della BEI va a rimpinguare il fondo per la ricerca e lo sviluppo, a cui Avio dedica già circa il 25% dei suoi ricavi. Uno degli aspetti più interessanti di Avio, infatti, è il suo voler essere all’avanguardia. Il mercato dei lanciatori sta diventando sempre più competitivo, e per tenere il passo è necessario trovare soluzioni nuove e sempre più vantaggiose. D’altronde, quello dei lanciatori, benché porta d’ingresso allo Spazio, senza i quali non si avrebbe alcun satellite in orbita, è quello che cale meno (5,5 miliardi), segue quello della costruzione dei satelliti (13,9 miliardi), del settore di terra (60 miliardi) e, infine, quello dei servizi satellitari (127,7 miliardi).

La principale missione di Avio è quella di offrire una passaggio verso lo Spazio a satelliti di piccole dimensioni. Che sono poi gli stessi che stanno dominando il mercato commerciale – basti pensare che il 60% dei 220 satelliti lanciati in orbita nel 2016 appartengono proprio a questa categoria. Intende farlo offrendo non solo quell’affidabilità che l’ha portata a mettere in fila 11 successi (l’ultimo il 7 novembre), ma anche flessibilità di carico e di posizionamento dei satelliti. L’operatività di un satellite, infatti, è legata all’orbita e all’inclinazione che gli si dà. E questo dipende dal luogo del lancio e, appunto, dal vettore che lo effettua, perché i satelliti non hanno disponibilità elevate di carburante per “aggiustare il tiro” in caso di errore di posizionamento. É qui che entra in gioco lo Small Spacecraft Mission Service (SSMS), una specie di adattatore che sarà in grado di portare nello Spazio satelliti dal peso variabile – da uno a 400 chili – e rilasciarli nelle orbite desiderate.

Avio sta lavorando anche ad altri progetti. Sono lo Space Rider e Venus. Il primo riguarda la creazione di moduli/laboratori in grado di portare nello spazio strumentazione adatta, ad esempio, a test scientifici, attività di osservazione o esplorazione robotica. Lo stesso laboratorio si trasformerebbe poi in modulo di rientro della strumentazione a terra con l’utilizzo di un paracadute. Con Venus, invece, si vuole offrire al mercato una specie di “servizio di navetta” per spostare i satelliti tra le orbite.

In fase di studio anche i lanciatori light, adattati sulla struttura del Vega C ma in grado di avere costi ridotti e operatività sempre più flessibile in base alle singole e sempre più diversificate esigenze dei clienti dello Spazio.