A Cagliari, i cinquant’anni della sbarco sulla Luna

Di michele

Tra i tanti appuntamenti in occasione del cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, non poteva mancare l’evento organizzato dal Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), vera regione spaziale. Nell’aula magna della facoltà di Ingegneria e architettura dell’Università di Cagliari, si sono ritrovati esperti e addetti ai lavori, ricordando quel “grande passo per l’umanità” che ha ispirato tutta l’esplorazione spaziale che ne è seguita, con gli occhi puntati alle prossime sfide extra-atmosferiche

Accolti dal presidente del Dass, il professor Giacomo Cao e moderati dal direttore di Airpress Flavia Giacobbe, sono intervenuti tra gli altri il direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari Emilio Molinari, il presidente del Distretto aerospaziale dell’Emilia Romagna Gaetano Bergami, il cto di Telespazio Marco Brancati, il direttore di Enac in Sardegna Marco Di Giugno, il vice capo dell’Ufficio generale per lo Spazio dell’Aeronautica militare Aniello Violetti e la deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli, tra i primi firmatari del nuovo Intergruppo parlamentare per l’aerospazio. Ad aprire i lavori sono stati i saluti istituzionali presidente del consiglio del Comune di Cagliari Edoardo Tocco e del pro-rettore dell’Università di Cagliari Francesco Marongiu, seguiti dalla proiezione di un video del primo allunaggio e dalla presentazione del libro “Geopolitica dell’esplorazione spaziale – La sfida di Icaro nel terzo millennio” da parte dell’autore Marcello Spagnulo. Le conclusioni sono state affidate all’Assessore al Lavoro della Regione Sardegna Alessandra Zedda.

Tanti i temi toccati nel corso dell’evento, dal ricordo della missione Apollo 11 al nuovo programma Artemis con cui la Nasa, su spinta del presidente Donald Trump, punta a tornare sulla Luna entro il 2024. C’è poi la riunione del Consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in programma a Siviglia il prossimo novembre, con gli altri Paesi del Vecchio continente determinati a portare avanti le proprie posizioni. L’Italia sembra comunque ben attrezzata, grazie alla nuova governance nazionale e ad eccellenze industriali e di ricerca di prim’ordine.

Ne è un esempio evidente proprio la Sardegna, regione “spaziale” a tutti gli effetti. A inizio dicembre, in tema di accesso allo spazio, è arrivata l’ammissione del Dass al finanziamento del Miur. In qualità di capofila di un partenariato che comprende università, centri di ricerca (tra cui il Cira) e aziende, il distretto è stato ammesso con il progetto “Generazione E”, il cui ammontare (quattro milioni) sarà per la metà a carico del ministero. L’obiettivo è l’analisi delle prestazioni della propulsione aerospaziale, che avverrà anche con la realizzazione di un prototipo per l’abbattimento delle emissioni a terra e lo sviluppo di tecniche di diagnostica avanzata. In questo modo, i soci del Dass, aveva spiegato il suo presidente Giacomo Cao, “potranno contribuire in modo diretto all’iniziativa Space propulsion test facility, annunciata dal socio Avio nel 2017 e in parte già avviata”.

Di esempi dell’eccellenza sarda nel comparto ce ne sono d’altronde parecchi. Nell’isola Avio, guidata da Giulio Ranzo e specializzata in lanciatori spaziali, testa i vettori europei del futuro. A San Basilio, in provincia di Cagliari, si trova il telescopio più grande d’Europa (il Sardinia Radio Telescope, Srt), per il quale sono già stati avviati i servizi di comunicazione e navigazione della Sardinia deep space antenna (Sdsa). La nuova infrastruttura, tutta italiana, è il risultato di un’intensa collaborazione che ha coinvolto l’Asi, l’Inaf e l’Università di Cagliari, e permetterà di seguire le maggiori missioni di esplorazione interplanetaria, dalla Luna a Marte, fino allo spazio profondo. L’antenna si lega all’Srt, costruito nel 2006, gestito dall’Inaf, e realizzato con il contributo del Miur, della Regione Sardegna e dell’Asi.

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