Perché servono i giovani nella space economy. Parla Roberto Battiston

Di Valeria Serpentini

Lo sviluppo economico dell’Italia passa anche per lo Spazio. A qualche mese dalla pubblicazione della Strategia spaziale per l’Europa (è di ottobre 2016) e pochi giorni dopo l’audizione del presidente dell’Agenzia spaziale europea Jan Woerner alla commissione Attività produttive della Camera dei deputati, alcuni tra i più importanti amministratori delegati italiani del settore (Donato Amoroso, Thales Alenia Space Italia; Luigi Pasquali, Telespazio; Giulio Ranzo, Avio) ne hanno discusso durante l’evento organizzato da Formiche e Airpress che ha visto anche la partecipazione dei ministri Carlo Calenda e Valeria Fedeli. L’Agenzia spaziale italiana, che attende ormai da tempo la conclusione dell’iter parlamentare di approvazione della legge per la modifica della governance spaziale italiana, è stata presente con il suo presidente, Roberto Battiston, secondo il quale: “Non possiamo più ragionare in un’ottica lineare. L’Italia, attraverso Altec, ha siglato un pacchetto di accordi industriali con Richard Branson per la costruzione in Italia di uno spazioporto da cui far partire navicelle per il turismo spaziale e per missioni scientifiche”. Il settore privato si sta muovendo con una rapidità esponenziale, soprattutto oltreoceano. Secondo Battiston: “Dobbiamo innovare e usare le competenze e la capacità di pensiero dei giovani. Lo fanno paesi come gli Stati Uniti ma anche in Cina e India, dove i giovani sono caricati di responsabilità e opportunità che devono cogliere per inserirsi nel grande mercato dello Spazio”.

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Lo Spazio sta muovendo verso nuove dimensioni. A partire dalla fine degli anni 50, quando i russi lanciarono il primo satellite, la corsa al nuovo west non ha mai cessato di andare avanti. E oggi siamo arrivati a un punto di svolta in cui investire e dare credito alle attività industriali e di ricerca di settore può determinare il peso politico e strategico di un Paese. Dall’America si parla ormai sempre più di new space, uno Spazio dinamico, fatto di costellazioni di piccoli satelliti che associano alla precisione dei dati “old space” un’osservazione continua e capillare delle attività terrestri. Tutto questo significa nuove potenzialità nel settore della comunicazione, accesso a Internet sempre più esteso, servizi di navigazione potenziati, monitoraggio ambientale costante e infinite applicazioni da poter sviluppare e innovare a Terra. La nuova materia prima dell’innovazione è fatta di big data. E quelli satellitari rappresentano un bacino immenso di opportunità, spesse volte non considerate o sfruttate in modo solo parziale. Investire in nuove professionalità in grado di maneggiare ed elaborare dati, dare alla ricerca le giuste risorse per fornire all’industria la base evolutiva, ragionare in termini di sicurezza delle infrastrutture critiche – tra cui rientrano ormai quelle satellitari – è cruciale per non perdere il passo con l’evoluzione.

Non bisogna poi sottovalutare tutta quella parte di ricerca spaziale che ha a che fare con l’esplorazione e la ricerca di nuove opportunità – anche di business. In questo ambito occhi puntati sui progetti Nasa in epoca Trump. Di recente sono state approvate le nuove missioni new frontier che puntano allo studio degli asteroidi, formazioni ricche di materie prime utili per alimentare direttamente nello Spazio le future missioni extra-terrestri. L’Italia, con il suoexpertise Rosetta – quando ha fatto atterrare il lander Philae sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko –, ha tutte le carte in regola per continuare ad essere tra i privilegiati partner Nasa. Occasioni da non perdere.

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