, SPACE ECONOMY

Il legame tra Usa e Russia (almeno nello spazio) si conferma solido e stabile anche all’indomani dell’incidente che ha coinvolto i due astronauti, uno russo e l’altro statunitense, a bordo della navicella spaziale russa Soyuz che avrebbe dovuto condurli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Per ora nessun ripensamento da parte dell’amministratore della Nasa Jim Bridenstine, che, nel corso di un incontro con la stampa a Mosca ha assicurato “quelle fra noi e la Russia sono delle relazioni meravigliose”. La Nasa continuerà quindi a usare le navicelle Soyuz per inviare astronauti sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) nonostante il fallito lancio di giovedì scorso.

DIVERSE OPZIONI PER SPAZIO

Nonostante la fiducia dell’agenzia Usa nei confronti di Roskosmos, l’incidente della Soyuz dimostra l’importanza di avere a disposizione più di una variante per mandare persone nello spazio, ha spiegato Jim Bridenstine, citato dall’emittente russa Ntv, che cita a sua volta la Reuters. Bridenstine ha comunque sottolineato che si aspetta che anche in futuro astronauti americani voleranno a bordo delle navette russe. Secondo il numero uno della Nasa non ci sono inoltre motivi per rimandare il prossimo volo con persone a bordo verso la Stazione spaziale internazionale.

DOPO SHUTTLE ARRIVA SOYUZ

Dal 2011, anno in cui lo Space Shuttle ha cessato il servizio da e verso la ISS, la Soyuz è l’unico mezzo a disposizione degli equipaggi internazionali per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta di un mezzo formato da tre moduli (modulo orbitale, capsula di rientro e modulo di servizio) estremamente affidabile, dato che il suo ultimo incidente risale a più di 40 anni fa, quando un difetto a una valvola causò la decompressione della navicella e costò la vita delle tre persone a bordo. La Soyuz MS è l’ultimo aggiornamento della capsula, il cui primo lancio è avvenuto nel 2016 con l’Expedition 48.

CENTOTRENTANOVE MISSIONI PER LA NAVICELLA RUSSA

Quest’ultima missione ha rappresentato il 139° volo in 50 anni di attività del programma spaziale russo. La prima missione risale al 1967. Pochi giorni prima il 4 ottobre, una Soyuz aveva riportato a  Terra i tre membri di equipaggio dell’Expedition 56 dopo 186 giorni di permanenza nello spazio: gli astronauti americani Andrew Feustel e Richard Arnold della Nasa e Oleg Artemev, cosmonauta dell’Agenzia russa Roscosmos. In questo momento sulla ISS ci sono il cosmonauta Sergej Prokopev, Serena Aunon-Chancellor e il tedesco Alexander Gerst, dell’Agenzia ESA, secondo europeo a comandare l’avamposto spaziale. Dopo di lui toccherà all’italiano Luca Parmitano.

 L’ATTERRAGGIO D’EMERGENZA

Intanto stanno bene i due membri di equipaggio, il cosmonauta Aleksei Ovchinin e l’astronauta americano Nick Hague, che avrebbero dovuto raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) a bordo della capsula Soyuz MS-10, partita da Baikonour con un lanciatore Soyuz FG. I due, che avrebbero dovuto rimanere sulla ISS per circa sei mesi, sono atterrati in Kazakistan subito dopo il decollo, avvenuto alle 10:40 (ora italiana), a causa di un’anomalia che ha comportato “l’arresto di emergenza dei motori di secondo stadio” da parte del controllo missione, secondo quanto riportato da diverse agenzie di stampa russe.

LA DINAMICA DELL’INCIDENTE

Il problema è stato riscontrato al 119° secondo di volo, ovvero al momento della “separazione dei blocchi laterali del primo stadio dal blocco centrale del secondo stadio del lanciatore” Soyuz. Stando alle agenzie, l’equipaggio che ha avvertito la parziale assenza di peso e un’accelerazione non prevista, è sempre rimasto in contatto con il centro di controllo missione, anche dopo l’avvio della manovra di emergenza per il rientro da parte di quest’ultimo. La navicella è stata quindi inserita in una traiettoria balistica di rientro a Terra e le squadre di recupero, in contatto con i due, dovrebbero raggiungere la zona di atterraggio nel giro di poco.