Perché SpaceX è più avanti della Nasa. Parla Walter Cunnigham, astronauta dell’Apollo 7

Di Redazione Airpress

SpaceX e le altre realtà private dello spazio sono più avanti della Nasa, ma per raggiungere Marte ci vorranno almeno altri 30/40 anni. Lo ha detto Walter Cunnigham, uno degli astronauti dell’Apollo 7 che volò attorno alla Terra nel 1968, intervistato da Business Insider in occasione dell’evento che l’Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica (Adaa) ha organizzato a Milano per presentare il satellite ALST#1.

Rispetto a quello storico e pericoloso volo del ’68, che a soli due anni dal disastro dell’Apollo 1 lo portò in orbita insieme a Walter Schirra e Donn Eisele, “sono cambiate tante cose”, ha spiegato Cunnigham. “Oggi la Nasa rispecchia la nostra società. Non si vuole più avere rischi in tutto quello che si fa. Ma il rischio non lo si può eliminare, si può solo gestirlo. Non c’è mai sicurezza assoluta quando esplori l’ignoto. L’esploratore deve saper sfidare anche la morte. Oggi la Nasa invece vuol portare il livello di sicurezza agli estremi e dunque i ritardi si accumulano sui ritardi. Quando Magellano partì per circumnavigare il mondo lo fece con 25 navi e 220 uomini. Al ritorno vi era una sola nave e 18 uomini. Tutti gli altri erano morti, compreso Magellano”.

Anche per questo, realtà come quella di SpaceX sembrano essere oggi più avanti dell’agenzia statunitense. “Non c’è dubbio – ha detto l’ottantacinquenne astronauta – che sono molto più efficienti della Nasa e non ho dubbi nella loro capacità, soprattutto dopo aver visto il ritorno a Terra dei razzi per essere riutilizzati”. Elon Musk ha difatti fatto della reusability una priorità della propria attività spaziale, condita poi con l’annuncio dell’uomo sul Pianeta Rosso entro il 2024. Eppure “non penso che ce la farà a portare centinaia di persone su Marte come ha detto”, ha spiegato Cunnigham a Business Insider. “Non vedo ancora la tecnologia necessaria. Sia Space X sia altre società guardano a Marte in modo troppo romantico, è necessario invece affrontare i problemi tecnici che sono ancora tantissimi. Per raggiungere Marte ci vorranno almeno 30 anni se non 40”.

Il ritardo della Nasa rispetto ai big privati sembra essere legato all’eccessiva burocratizzazione. Inoltre, ha rimarcato l’astronauta americano, “spende troppo in vari settori dove dovrebbe limitarsi. Da un lato spende tantissimo per l’educazione. Dovrebbe lasciare che siano altri a realizzare ciò, inoltre spende moltissimo per lo studio del riscaldamento globale che considero una grande stupidata”.

C’è poi il tema della Luna. La nuova amministrazione Usa, rispetto alla precedente, sembra aver riorientato l’attività di esplorazione umana verso il nostro satellite naturale, rinunciando, almeno per ora, a puntare verso il Pianeta Rosso. “Va detto – ha spiegato Cunnigham – che non si deve pensare di tornare alla Luna invece di andare su Marte. La Luna è fondamentale da un lato perché può diventare un luogo di ricerca importantissimo, dall’altro perché tappa fondamentale per prepararsi all’esplorazione marziana”.