Dallo Sputnik a oggi. Sessanta anni di spazio

Di Redazione Airpress

“Bip-bip”. Con questo suono si è aperta l’era spaziale nel lontano 4 ottobre 1957, quando lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale messo in orbita dal genere umano, mandò il suo segnale alle stazioni radio terrestri. Con questo stesso suono, originale, si è aperto il dibattito a margine dell’apertura della mostra “Da Laika a oggi, sessanta anni di ricerca spaziale”, organizzata nell’ambito del Festival della Diplomazia presso il Centro di arte e cultura russa di Roma. Il direttore del Centro, Oleg Ossipov, ha aperto l’incontro al quale hanno preso parte il coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Enrico Flamini; l’ex vicepresidente dell’Asi Ezio Bussoletti; Oleg Chursin (Ufficio Economico Rappresentanza Commerciale Federazione Russa) e il vice presidente di Academia Scientiarum Roberto Toscano, moderati dal direttore della rivista Airpress Flavia Giacobbe.

Dal lancio del primo satellite sono passati ormai sessant’anni. La competizione spaziale che vedeva contrapposti Stati Uniti e Unione sovietica ha lasciato il posto a uno spirito collaborativo che trova compimento in tutte le missioni odierne, a iniziare dalla Stazione spaziale internazionale (Iss). Il contesto spaziale, prima limitato alle agenzie nazionali, vede oggi la partecipazione di una molteplicità di attori, privati compresi, che caratterizzano la cosiddetta New space economy. La corsa allo spazio, inaugurata dai quattro primati spaziali dell’allora Urss (primo satellite, primo uomo nello spazio, prima donna e prima passeggiata spaziale), è oggi un lontano, seppur importantissimo, ricordo. Come ha spiegato Enrico Flamini, fino a pochi anni fa, la collaborazione tra Europa, Russia e Cina era difficilmente immaginabile; eppure, oggi rappresenta una realtà.

Questo percorso storico è stato di certo rilevante per un settore diventato indispensabile per la vita di tutti i giorni. In questo senso, Ezio Bussoletti ha ricordato i ritorni sulla Terra della ricerca spaziale. Dagli elettrodomestici senza fili ai materiali, fino alle giacche termiche, sono molti gli strumenti che hanno origine dalle tecnologie pensate, studiate e sviluppate per le attività nello spazio extra-atmosferico. Senza considerare poi le finalità dirette: il monitoraggio della Terra, l’osservazione, le comunicazioni e la navigazione. Ognuno di noi, ha detto l’ex vicepresidente dell’Asi, beneficia ogni giorno delle attività oltre l’atmosfera.

All’evento hanno partecipato anche tre cosmonauti russi, due dei quali attualmente a bordo dell’Iss. Sergej Rjazanskij e Aleksandr Misurkin hanno mandato i loro messaggi dalla Stazione orbitante, giocherellando proprio con un modellino dello Sputnik 1 e ricordando quanto è cambiato da quel “via” all’era spaziale. Il cosmonauta Oleg Artemyev è invece intervenuto dalla sede russa di Roscosmos, dove è attualmente distaccato in preparazione di un nuovo viaggio. Spesso, come ricordato dai partecipanti, gli astronauti sono parte dell’esperimento. Sono infatti innumerevoli – come dimostra anche la missione Vita, attualmente condotta sull’Iss dal nostro Paolo Nespoli – le ricerche condotte sui viaggiatori spaziali, molte delle quali finalizzate a studiare gli impatti dell’assenza di gravità sul fisico, magari in vista di viaggi interplanetari. Proprio Nespoli ha raccontato in passato di essere cresciuto 7 centimetri durante la permanenza in orbita. Tra gli effetti meno noti, i viaggi di lunga durata rendono il cuore più sferico, sottopongono a stress occhi e ossa (soggette a impoverimento di calcio per via del loro scarso utilizzo in assenza di gravità). Complicazioni che solo altri viaggi spaziali potranno permettere di risolvere in vista del più rilevante obiettivo esplorativo: l’arrivo dell’uomo su Marte.

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