Europa e industria. La sfida spaziale secondo Saccoccia, Massagli e Gualandris

Di michele

“Massima disponibilità” a collaborare con il nuovo Intergruppo parlamentare per l’aerospazio. A prometterla ai tredici (tra deputati e senatori) che hanno lanciato l’iniziativa a Montecitorio sono stati il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia, il segretario del Comitato interministeriale per lo spazio Carlo Massagli e il consigliere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Gualandris. La promessa, insieme all’apprezzamento per il nuovo Intergruppo, è arrivata nel corso dell’evento Spazio all’Italia, organizzato alla Camera da Formiche e Airpress.

IL VALORE DEL SETTORE

L’Intergruppo sarà uno strumento utile per affrontare le tante sfide all’orizzonte, facendo convergere il Parlamento verso un sistema che già vede la presenza di numerosi attori riorganizzata nella nuova governance istituzionale. L’obiettivo è tutelare un settore che genera “due miliardi di euro all’anno di valore industriale”, ha ricordato Saccoccia, “con circa 250 ditte, di cui l’80% rappresentato da piccole e medie imprese”. Investire nel settore crea un circolo virtuoso per l’intero Paese. “Per ogni euro investito nello spazio – ha notato Giuseppe Valditara, capo dipartimento Università del Miur – se ne registrano sette di ritorno nell’economia italiana”, un dato superiore alla media europea. Per questo occorre continuare a investire, con “l’intenzione, nella definizione delle linee di interesse del nuovo Programma nazionale della ricerca, di coinvolgere nella massima inclusività tutte le realtà aziendali”, ha aggiunto Valditara.

LA SFIDA EUROPEA

La prima partita si gioca nel Vecchio continente, con la ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in programma a Siviglia il prossimo novembre. “Si prenderanno decisioni importanti”, ha detto Saccoccia, con Francia e Germania pronte a investire il triplo rispetto all’Italia. L’intenzione dell’Esa è “di aumentare il budget di 15 miliardi sui diversi settori; considerando che l’Italia storicamente partecipa al 14%, significa che se volessimo mantenere e accrescere il nostro ruolo, cosa che ritengo fondamentale, dovremmo investire circa 2 miliardi di euro”. Di come si comporrà la contribuzione, “ne discuteremo a breve”.

IL RITORNO ECONOMICO

Tra l’altro, al momento, l’Italia è in una condizione di sovra-ritorno in Esa, ricevendo di più (in termini di contratti) rispetto alla partecipazione al budget. Nell’agenzia europea vige però il vincolo del ritorno geografico, tale per cui la soglia non può essere alzata ulteriormente. Ciò non vale, ha ricordatoGiuseppe Lenzo, responsabile Marketing and Sales di Telespazio, per l’Unione europea, con la Commissione pronta a mettere sul piatto 16 miliardi di euro per il programma spaziale nel prossimo quadro finanziario 2021-2027. “Guadagnare una posizione forte in Esa alla prossima ministeriale – ha detto Lenzo – ci permetterà di essere più forti anche nell’ambito della Commissione europea”, su cui i ritorni degli impegni potrebbero essere ancora maggiori.

“FARE SISTEMA”

Per cogliere la sfida occorre che l’Italia si muova unita. “Lo Spazio – ha detto Gualandris – è un settore su cui non si fa politica, ma su cui si deve fare sistema-Paese”. L’obiettivo è dunque potenziare “il rapporto sinergico tra le istituzioni, il comparto industriale, tecnico e accademico”. Lo sguardo resta puntato oltre i confini nazionali, alla ricerca del “pieno sostengo, anche con l’apparato diplomatico, ai progetti comuni e alle esportazioni che abbiano un forte ritorno territoriale”, ha spiegato il consigliere di Giorgetti. D’altra parte, gli ha fatto eco Giulio Ranzo, ad di Avio, l’azienda che realizza il lanciatore made in Italy Vega, “abbiamo in mano uno strumento geopolitico di competenze ed eccellenze”. È la Space diplomacy, utile a rafforzare i legami con altri Paesi e a potenziare i ritorni per l’economia nazionale. Anche perché, ha rimarcato il manager, “con la sola domanda italiana non possiamo far crescere tutte le nostre imprese; se vogliamo crescere, dobbiamo lavorare di più sull’export”.

LA NUOVA GOVERNANCE…

Il dossier, insieme a molti altri, è sul tavolo del nuovo Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali (Comint), organo di supporto del presidente del Consiglio a cui la nuova governance ha affidato la responsabilità politica del settore. La struttura istituzionale “sta funzionando bene”, ha notato Carlo Massagli, segretario del Comint. Alcuni risultati si sono già visti, a partire dall’approvazione, a marzo, degli Indirizzi di governo per il comparto. Da essi, “arriveranno probabilmente entro luglio” i successivi documenti strategici e operativi, che definiranno le modalità e i programmi con cui conformarsi al livello di ambizione che il Paese vuole mantenere nello spazio extra-atmosferico. Si tratta di una mappa importante anche per le industrie.

…E IL SUPPORTO ALL’INDUSTRIA

“Il vostro supporto – ha detto ai rappresentanti istituzionali Giuseppe Matarazzo Sales & markenting institutional director per Thales Alenia Space – è estremamente importante perché, sedendoci al tavolo insieme a voi, acquisiamo all’estero la credibilità degli altri competitor”. Lo dimostrano i successi del comparto italiano, a partire dal sistema di osservazione duale della Terra Cosmo-SkyMed, per cui dovrebbe arrivare a breve la contrattualizzazione sugli altri due satelliti della seconda generazione. “Ci manterrà all’avanguardia nel mondo nel campo della tecnologia dei radar ad apertura sintetica”, ha detto Matarazzo.

L’ESEMPIO DI ARGOTEC

Ma di eccellenze del settore spaziale ce ne sono tante. Un esempio è Argotec, società d’ingegneria aerospaziale con sede a Torino, nata “dalla cantina di casa nel 2008” e arrivata ad essere interlocutore della Nasa, ha raccontato il managing director e fondatore David Avino. Come ha fatto? “Investendo nelle persone”, richiamando in Italia i giovani cervelli in fuga e vantando oggi un’età media all’interno dell’azienda di 29 anni. Con questa ricetta è arrivata a parlare direttamente con la prima agenzia spaziale al mondo. Argotec parteciperà infatti alla prima missione del programma di ritorno sulla Luna targato Nasa, l’Exploration Mission 1 (EM-1) prevista nel 2020. Il progetto si chiama ArgoMoon ed è stato l’unico satellite europeo selezionato a partecipare. Poi, parteciperà anche a Dart, il cui lancio è previsto per il 2021 con l’obiettivo di verificare la possibilità di modificare l’orbita di un asteroide attraverso l’impatto con una sonda. Sulla missione ci sarà LiciaCube di Argotec, il satellite che monitorerà “da vicino” la prima azione scientifica di difesa interplanetaria, a oltre 10 milioni di chilometri dalla Terra.

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